• quadrifogli
  • rana farfalla
  • fiori di campo
  • anatroccoli
  • rosa bianca

Care lettrici - Cari lettori

Sei in Valle è un contenitore culturale, un trimestrale che lancia con questa periodicità dei temi stimolanti, intriganti. Li lancia come una sfida per i nostri collaboratori che scrivono nella propria rubrica dedicata e per chi ci legge, mosso da una sana curiosità. A voi la scelta! Leggere partendo da un tema o farlo consultando la rubrica che più vi interessa.

Le virtù dell’anima

Alla scuola del saggio per conseguire la felicità

a cura di Lorena Pini

felicita

"Nessuno può dirsi felice se sta fuori dalla verità", Seneca, De vita beata

Il concetto di benessere, oggi così variamente frequentato nei salotti alla moda, non appartiene, in quanto tale, all'austero e selezionato vocabolario della filosofia, eppure non sarebbe corretto affermare sbrigativamente un'assoluta estraneità di questo tema alla disciplina della quale qui discorriamo.


Certo, spesso ci rappresentiamo l'uomo di pensiero come un individuo "spaesato e spaesante" nel mondo affaccendato degli uomini d'azione, e qualche ragione per farlo l'abbiamo, se già Pitagora ci insegna che il filosofo si rapporta alla vita come uno spettatore disinteressato agli affari, alle gare e ai divertimenti si comporterebbe alle grandi feste di Olimpia; egli ci appare perciò come una figura eccessiva, come un personaggio anomalo e finanche scomodo, o comunque come una sorta di "animale lunare", necessariamente malinconico.
Tuttavia, il ritratto che ce ne facciamo, spogliato della sua primitiva approssimazione e indagato con occhio attento a cogliere il senso che scaturisce solo dall'insieme, ci dice molto di più e soprattutto ci dice qualcosa di diverso da ciò che credevamo di avere indovinato, come accade ad ogni volto, anche già noto, al quale si conceda finalmente la possibilità di esprimersi.
Ecco allora che se si sa che la pratica della filosofia origina dalla meraviglia, come scrive Aristotele, e che tale moto di stupore, lungi dall'essere pacifico, spesso si traduce in una dolorosa lacerazione del tessuto altrimenti compatto dell'esistenza, è altrettanto vero che, per contaminare i generi e dirla col salmista, "chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo".
Dare confidenza alla filosofia significa infatti risvegliare interrogativi che erano sopiti, mettere in moto un processo di trasformazione interiore destinato a provocare anzitutto turbamento, eppure c'è chi ha suggerito questo: "L'uomo cominci da giovane a far filosofia e da vecchio non sia mai stanco di filosofare. Per la buona salute dell'animo, infatti, nessun uomo è mai troppo giovane o troppo vecchio".
In un significativo rovesciamento di prospettiva, apprendiamo così da questo invito di Epicuro che apre la Lettera a Meneceo, nota anche come "lettera sulla felicità", che la filosofia riguarda un livello di benessere più profondo di quello al quale usiamo pensare, tanto da essere consigliabile a tutte le età.
Procediamo in questa direzione e a fare compagnia a quell'Epicuro che qualcuno potrebbe essere tentato di liquidare come "voce fuori dal coro" troviamo diversi altri pensatori. Tra di essi Seneca, che - conformemente al suo orientamento stoico e all'ideale educativo della ricerca senza fine di perfezionamento interiore - raccomanda la cura dell'anima molto più che del corpo, poiché quella, diversamente da questo, non è soggetta all'usura del tempo e può essere "coltivata" con profitto anche nella vecchiaia.
"Possiamo ancora definire felice chi, grazie alla ragione, non ha né timori né passioni", scrive nel "De vita beata", e più avanti, "Ora, nessuno può dirsi felice se sta fuori dalla verità. Dunque è beata la vita che si basa costantemente su un giudizio retto e fermo. È allora infatti che la mente è pura, libera da ogni male, capace di sottrarsi sia alle ferite che alle graffiature, decisa a restare dove si trova e a difendere la sua posizione anche contro le avversità e le persecuzioni della sorte".

artleo.com-15822
La felicità alla quale Seneca pensa è propria di chi vive secondo natura, cioè avendo come criterio di giudizio e di condotta la retta ragione. Il saggio, divenendo capace di accettare il bene e il male in modo imperturbabile e di dominare le passioni, si presenta quindi come autentico pedagogo del genere umano, al quale, responsabilmente, mostra la via per la felicità, che non è preclusa ad alcuno, ma anzi chiama tutti a seguirla.
Del resto, già per Socrate e per Platone, saggezza, virtù e felicità stanno o cadono insieme. Come per Socrate non si può conoscere il bene senza scegliere di compierlo e ciò rende felici, Platone scrive nel Convito che sono detti felici "coloro che posseggono bontà e bellezza", ossia i virtuosi.
Così, in continuità con loro, Aristotele - il quale si sofferma anche sul grado più alto della felicità che sta nella beatitudine contemplativa - nell'Etica Nicomachea definisce la felicità nella sua accezione più estesa come "una certa attività dell'anima svolta conformemente a virtù", sostenendo che le persone felici debbano possedere sia i beni esterni, sia quelli del corpo, sia quelli dell'anima. Nel Politico, ancora, egli afferma che "Ciascuno merita tanta felicità per quanto virtù, senno e capacità di agire in conformità egli possiede e si può chiamare a testimonio la divinità, che è felice e beata non per beni esteriori ma di per se stessa, per quello che è per natura".
Ecco dunque che il filosofo, che si identifica con il saggio e ha per modello la divinità, in virtù della sua peculiare condizione esistenziale si fa luminosa testimonianza di una dimensione possibile del vivere, alla quale tutti gli uomini indistintamente dovrebbero tendere, per conseguire il proprio ben-essere.

 

Articoli del tema precedente

Le parole

editoriale | Strumenti per essere

di Gloria Ciapponi

occhio variopinto 1920

«Vi erano fasci di diversa luce sul culmine dell’arco, come punte di una corona, e ardevano. L’arco scorreva lungo le zone vicine del cielo, sfavillava leggermente e si spostava con delicati guizzi nel vasto spazio».
tratta dalla novella «Cristallo di rocca» di Adalbert Stifter

Leggi tutto...

Parole in fila

La fotografia delle sillabe

di Andrea Basci

pentagramma basci 1920

Lascio che se ne vadano, senza briglie, lascio che il fiume di parole attraversi dritto i pensieri e che le più importanti riposino in anse nascoste.

Leggi tutto...

Tra IA e poesia

Cura e potere - distruttivo e creativo - della parola

di Gaia Missarelli

bergonzoni alessandro 1689

Alessandro Bergonzoni

«Con la parola mi sento altrista, basta artista. Altra arte, arte degli altri, con gli arti, per gli altri, altrimenti. Ecco la parola crealtà: io non voglio dimenticare la realtà ma filosoficamente voglio crearne un’altra, la crealtà, che non esclude la prima ma inventa la seconda».
Alessandro Bergonzoni

Leggi tutto...

Ti voglio bene

Tre parole magiche... 

di Gina Grechi

bleeding heart 1425870 1920

Spesso ho bisogno di dire «ti voglio bene» alle persone a cui voglio bene. È un'esigenza che cerco di soddisfare immediatamente, perché mi appaga moltissimo e perché, certe cose… non vanno mai rimandate!

Leggi tutto...

Testimonianze datate 1944

Dal Corriere dei Piccoli alle lettere dal fronte

di Luca Villa - SECONDA PARTE

4 cartolina stalag X B

Nel Corriere dei Piccoli numero 26 del 25 giugno 1944 si racconta di Marta, una signora anziana che siede nei banchi di scuola insieme ai bambini poiché sta imparando a leggere e a scrivere.

Leggi tutto...

Testimonianze datate 1944

Dal Corriere dei Piccoli alle lettere dal fronte

di Luca Villa - PRIMA PARTE

1944cdp22grande cop

Un titolo, una data, una descrizione, uno scritto: le parole presenti in un oggetto raccolto, danno un valore aggiunto a quanto collezionato.

Leggi tutto...

Back to top
Condividi