Accarezzano come oppio i pensieri

Tornano, in fretta, col fiato alla gola, le due vedette

di Andrea Basci

mani basci 1280

Le prime luci già scolpivano il paesaggio e i bagliori rossi dell’alba iniziavano a cesellare alberi lontani.

I confini si andavano delineando nel cielo, linee sottili a sottolineare colline perse all’orizzonte e strade ancora immerse nel buio.
Correvano a perdifiato, le ombre allungate mano mano e la luce imperiosa a sbadigliare sul mondo.
Già tempo prima spie veloci e scaltre si erano infilate in quel paesaggio, silenziose e invisibili, addossate ad alberi dagli spessi tronchi a nascondersi, senza parlare, annotando sentieri e passaggi per riferire dettagliatamente.
Ora era certo, tutto tornava nei complessi calcoli del Generale.
Arrivarono, stordite dalla corsa, ansimanti e senza voce ma pronte a riferire, a disegnare in maniera precisa i pensieri custoditi, spronate dalla scintilla dell’appartenenza, con la certezza di fare quello per cui erano state scelte.

alba basci 1280


Poi, esauste, dopo aver raccontato, si abbandonarono ad un riposo profondo e nebuloso, i grevi pensieri lasciati alle spalle e la certezza ristoratrice di aver fatto quanto possibile per risolvere, una volta per tutte, la spinosa questione.
Con passi pesanti, a misurare in lungo e in largo la stanza, il Generale, solo e senza nessuna voglia di ascoltare quell’inetta marmaglia di giovani graduati, gradi conquistati in uffici caldi e soffocanti, dove guerre e rivolte si disegnano su fogli candidi studiati sui classici, ribatteva pesanti i passi a cercare una concentrazione musicale, passi cadenzati e addensati di preoccupazione a suonare in testa un ritmo che potesse concentrare i pensieri.
La scelta difficile, solo a una miccia si poteva dar fuoco, il ventaglio dei cannoni era schierato nella corte, lucidi e pronti, pronti a ingolfarsi di polvere e centrare, un attimo dopo il lampo dell’acciarino, quello che il Generale aveva nei pensieri.
Un colpo solo, occorreva l’aiuto prezioso degli artificieri, calcoli rapidi per l’alzo, la giusta quantità di polvere e la lunghezza, il calibro. Ogni cosa perfetta, un solo colpo a illuminare il bersaglio.
Perentoria la mano, come una saetta, si abbassava sul fondello e una luce rapida e veloce a illuminare i volti e gli sguardi, fissi, a seguirne il bagliore, un attimo, un istante e il pensiero si compie.
Un solo colpo, quello giusto.

bosco basci 1280

Anni di battaglie, colpi a segno ed altri persi nel tempo, dimenticati, esplosi dove niente era da colpire, memorie perse come gocce di pioggia in una pozzanghera.
Battaglie, imboscate e nemici conosciuti, il tempo a disegnare le nuove strategie, sentinelle stanche a raccontare storie inverosimili.
I passi, pesanti e cadenzati, sono sempre quelli, nel suo quartier generale è sempre lì, forse più pensieroso ma sempre all’erta, a studiare il bersaglio, pronto, come sempre, senza tentennare, a colpire nel centro e illuminare il cielo di strisce pirotecniche.
Lontani i calcoli balistici, efficienti supporti tecnologici raccontano storie che nessuna sentinella, nessuna spia potrebbe raccontare.
In un baleno vanno e tornano dal campo di battaglia, messaggeri scrupolosi e incorruttibili a raccontare la quantità di polvere, la lunghezza dei cannoni e l’alzo corretto per centrare il bersaglio, senza errore.

statua basci 1280

Il Generale è in piedi nella stanza, ha solo una bacchetta in mano che si muove in sinusoidi veloci e macchine ubbidienti rispondono all’unisono, senza errori e senza il fiato corto.
Non si guardano, seguono la bacchetta, i movimenti ipnotici radunano l’orchestra e il Generale capisce che l’estasi è lì, a portata di mano.
Fuoco alle polveri!
L’orchestra ammutolisce e il Generale s’inchina, gli applausi avvolgono scroscianti, il bersaglio si colora delle tinte volute e se ne manca qualcuna ci si penserà più tardi.
La tecnologia è capace anche di questo e la macchina, ancora fumante dalle lenti Zeiss calibro 80, è appoggiata vicino al leggio, metallo inerte.
Un ultimo inchino del Generale e gli applausi continuano, riempiono le orecchie e quietano l’animo,
Accarezzano come oppio i pensieri che nascono.


Fotografie: © Andrea Basci

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