- Categorie: sei in Scatto d'autore Il male
Uno strumento...
... per confinare il male e sfiorare l'anima
di Andrea Basci
M
A
L
E
lo trovo nella mia macchina, nascosto e paziente tra lamelle e silenziosi circuiti.
Ci metto solo del mio a chiamarlo, niente contano le meccaniche e i veloci meandri elettronici.
Premo con quella particolare pressione che viene da dentro con la voglia di muovere le dita;
attivo le sincronie.
Quando la mente detta quella parola: MALE
Male quando in testa si hanno percorsi annullanti, nichilistici.
Male che lo strumento amplifica e si allunga nei pensieri a cercare angoli nascosti,
li porta a impronte di mani nel gesso,
inchiodate nell’attimo, bianco su bianco.
Male perché c’è voglia di comunicare e condividere lo stortume che spesso chiude i cancelli della mente, bloccati da angeli caduti dal niente
dove i pensieri positivi non hanno chiavi per entrare,
stanno appoggiati a braccia conserte su quel recinto spesso, alto, invalicabile ad osservare attoniti alle proprie capacità nel farsi del male da soli ed allontanare tutto quel che può essere il salto dal serraglio, scavallare in un fiato anche l’ultimo ostacolo.
Lì dentro a domare cavalli irragionevoli rapiti dalla sola voglia di scappare e disarcionare chi cerca di guidarli;
scàlpiti che chiudono senza discussioni strade con la luce in fondo.
La medicina è accarezzare la macchina, strumento terapeutico;
occhi chiusi, prenderla tra le mani, farle sentire il caldo dell’anima,
muovere alla cieca i comandi e portarla davanti all’occhio.
Cadere dentro e inquadrare al di la del recinto, spostare l’orizzonte e nascondere l’ultimo legno,
saltare l’ostacolo più alto e lasciare che la lente mi porti dove tutto ha un altro colore,
una manciata di lexotan che confina per qualche tempo il male nel serraglio.
Lei mi prende e mi accompagna dove tutto funziona, orologi con un ticchettio ritmico perfetto,
il male se ne sta dietro ad osservare cosa posso fare di bello.
Lo seppellisco con immagini meravigliose, mi lascio aiutare, lascio che sia lei a prendermi per mano e mi accarezzi, mi sussurri poesie ipnotiche.
Mi guida e mi muove le dita sul suo corpo sinuoso a sfiorare metallo e anima.
So che lui è li, sepolto da tanta bellezza e so che qualche mattino mi saluterà ancora,
appena mi sveglio
Fotografie: Andrea Basci