La trasformazione
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Come è cambiata l'opera lirica
Quando la modernità diventa spregio
«Il barbiere di Siviglia» di Gioacchino Rossini, Trieste 2017
Nell’ambito della musica la trasformazione può applicarsi quasi esclusivamente all’opera lirica.
È la forma musicale che più di ogni altra necessita di una regia, di un’ambientazione, di un allestimento, di costumi, tutte cose suscettibili di variazioni, cambiamenti rispetto alla tradizione, ovviamente a seconda del soggetto, della vicenda, in poche parole del libretto.
Infatti, soprattutto negli ultimi tempi, mi pare si guardi meno alla musica e sempre di più alla regia, alle scene che sempre più si discostano da quelle originali, da quelle volute dal compositore: produzioni novecentesche vedono diventare protagoniste le regie dei vari cantanti, dei vari maestri concertatori, ecc.
Tutto questo in un mondo come quello della lirica che vive invece di storia, tradizioni e consuetudini molto ben radicate nella cultura, non solo musicale e artistica ma anche sociale: basti pensare alla 'prima' della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano che si decise di spostare dal 26 dicembre al 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, proprio per legarlo ancora di più alla vita culturale della città e che è diventato un evento istituzionale e mondano di grande prestigio.
«Fidelio» di Ludwig van Beethoven, La Scala di Milano 2018
Certamente può essere legittimo introdurre tempi, scenografie, costumi diversi da quelli prescritti dalla tradizione e anche trasposizioni in chiave moderna delle vicende, basta però mantenersi nei limiti del buongusto e della credibilità. Anche nelle prime regie non mancavano interpretazioni o soluzioni sceniche provocatorie, ma spesso il pubblico purista e tradizionalista dell’opera difficilmente gradiva certe forzature; anzi si può dire che l’esito della rappresentazione ne veniva compromesso. Per esempio una rappresentazione del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini (1792-1868), presente l’autore, fu un fiasco perché l’allestimento troppo realistico e 'veritiero' aveva permesso l’ingresso di un gatto, il quale girava indisturbato sul palcoscenico, che scatenò l’ilarità del pubblico. L’episodio ebbe anche un’altra beffarda conseguenza perché in teatro vi erano anche i sostenitori di Giovanni Paisiello (1740-1816), autore anch’egli di un Barbiere di Siviglia, che non persero l’occasione per denigrare l’opera e Rossini.
«Il barbiere di Siviglia» di Gioacchino Rossini, Pesaro 2018
Giuseppe Verdi (1813-1901), soprattutto negli ultimi anni, teneva moltissimo alla messa in scena delle sue opere e non gradiva stravolgimenti, seguiva tutte le fasi della messa in scena, regia, scenografie e in un Otello si intromise perfino nella recitazione degli interpreti e dei cantanti. Ma si è, di anno in anno, sicuramente esagerato: non è più ammissibile vedere scene di sesso sul cofano di una Mercedes come in un recente «Don Giovanni» di Mozart (1756-1791) o gli elicotteri in una «Italiana in Algeri» di Rossini oppure donne in bigodini che fanno footing nel Falstaff di Verdi o ancora nudi integrali nel Tannhauser di Richard Wagner (1813-1883).
O ancora, in una regia di Dario Fo, sempre del «Barbiere di Siviglia», vedere il palco invaso da chiassosi saltimbanchi, pagliacci e giocolieri che saranno scaturiti certo dall’immaginario esuberante dello scrittore ma che guastano il rigore filologico e l’atmosfera.
«Tannhaüser» di Richard Wagner, Staatsoper Berlin 2014
Sicuramente questo disturba chi va a sentire l’opera, che invece cerca prima di tutto una dimensione emotiva e un’esperienza il più vicino possibili a quelle pensate dagli autori. Per fortuna non tutte le regie moderne sono di difficile comprensione, di cattivo gusto, oppure stravaganti, astruse o addirittura irriverenti. Regie di artisti del calibro di Luchino Visconti, Zeffirelli, De Lullo, Strehler, Ronconi fino a Emma Dante e Liliana Cavani sono intelligenti, godibilissime anche se qualche volta un po’ trasgressive.
Infine, possono essere considerate trasformazioni anche le numerose trasposizioni di brani musicali da parte degli stessi autori o da altri compositori o musicisti, per esempio il cambiamento di tonalità per certi brani o il cambio di strumenti per altri (una sonata per clavicembalo in una per pianoforte, una sonata per violino e pianoforte in una per clarinetto e pianoforte ovviamente con stesse melodie e arie).