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Le monete
Dalle coniature manuali a quelle meccaniche
di Luca Villa
Moneta di Siracusa
Tra gli oggetti collezionati più famosi e prodotti dall'uomo possiamo sicuramente mettere le monete.
Rispetto ad altri oggetti creati e raccolti, solo negli ultimi secoli, ad esempio i francobolli, le monete hanno oramai tremila anni di storia. Dal punto di vista collezionistico vuol dire ragionare su raccolte limitate alla propria nazione, magari solo in un determinato periodo storico, in quanto sarebbe impossibile pensare a una collezione mondiale.
Il grosso degli appassionati è legato alle monete moderne, quelle utilizzate nel XX e XXI secolo. Prendiamo quale tema la raccolta delle monete da 2 euro. È una collezione abbastanza semplice, da quando è iniziata nel 2002 continua ad avere nuovi pezzi da raccogliere, mediamente una ventina all’anno. Ora gli euro sono diventati tanti ma sono tutti reperibili. La maggior parte delle monete sono in ancora in ottime condizioni, il metallo se non graffiato mantiene perfetta l'immagine e le scritte. È quindi facile identificarle per inserirle nella raccolta al posto giusto.
Conio domiziano
Ma le monete di una volta? Le monete di qualche millennio fa sono completamente diverse rispetto a quelle moderne. Questo perché la tecnica di produzione era legata a quanto si conosceva allora. L'idea di base è però rimasta sempre quella: abbiamo un pezzo di metallo, lo scaldiamo tanto da portarlo a un punto quasi di fusione. Quindi tolto dal luogo di riscaldamento ci appoggiamo un oggetto metallico con testa circolare (conio) con impressa magari un'immagine e un testo. Questo oggetto viene quindi picchiato con un grosso martello sul pezzo di metallo caldo facendo sì che questo ne assuma una forma quanto più circolare e con impressa l'immagine e il testo del conio. Ecco fatta una moneta.
Beh, prima di battezzarla moneta e non un volgare tondo di metallo bisogna ricordarsi che questa operazione doveva e deve essere anche oggi fatta in luoghi particolari, denominati zecche, autorizzati da un committente, nella maggior parte dei casi la nazione in cui questa zecca è presente.
Questo sistema sopra citato viene definito monetazione al martello. Vi era anche un altro sistema detto a fusione dove le monete erano prodotte utilizzando stampi cavi in cui veniva fatto colare il metallo fuso. Era un sistema utilizzato principalmente in Cina dove le monete presentavano un foro quadro centrale, utile per poterle portare già a blocchi predefiniti tutte infilate insieme in una corda.
Dinastia Ming
Come per le monete antiche, quasi tutte le monete cinesi coniate fino al XIX secolo, utilizzavano per le iscrizioni un solo verso della moneta. Nessuna immagine ma solo ideogrammi. Si potevano quindi realizzare conii più simili tra loro non dovendo riprodurre un viso o altra figura. Dal Seicento dopo Cristo diventa ancora tutto più semplice, quattro sono gli ideogrammi, due indicano il «Niao Hao», ovvero il nome dell’imperatore (in alto) e il suo nome dinastico (in basso) mentre i due ideogrammi a sinistra e a destra sono l’indicazione del tipo di moneta a noi traducibile in 'valuta generale' o similare. L’altro verso della moneta è stato utilizzato solo in alcune coniazioni per riportare la zecca di realizzazione oppure nel caso la moneta avesse un valore superiore all’unità. Infatti non viene mai indicato sul davanti una cifra perché la moneta vale sempre 1.
La moneta come la conosciamo noi nasce in Asia Minore e le prime coniature produssero oggetti poco tondi, tra un pezzo e l'altro cambiava la forma, erano concave e l'immagine o la scritta difficilmente rimanevano perfettamente impresse.
Questo perché l'attrezzatura in uso era molto artigianale e tutto il lavoro di coniatura veniva effettuato a mano. Più persone lavoravano a questa produzione di monete e quindi esistevano più conii, i quali essendo realizzati a loro volta manualmente non risultavano esattamente uguali tra loro. Inoltre l'usura stessa portava a crearne continuamente di nuovi.
Non è quindi solo il tempo a decretare la qualità di una moneta di quel periodo ma la lavorazione stessa di allora. Sicuramente il pezzo che risulta con la figura perfettamente centrata e la scritta completamente leggibile ha più valore di quello in cui l'operaio ha colpito male il pezzo di metallo lasciando l'immagine parzialmente impressa sulla moneta.
Aureo Romano
Per spiegare in termini pratici come le monete dello stesso tipo e valore siano differenti tra loro possiamo prendere quale esempio la monetazione dell'impero romano. Quando Roma arrivò alla massima espansione venivano coniate monete a nome dell'imperatore a Londinium come a Carthago, a Lugdunum e altre venti località sparse da est a ovest, da nord a sud di quel vasto territorio. I conii di produzione erano quindi molto differenti tra loro tanto che la stessa faccia dell'imperatore non era uguale da un pezzo all'altro. Dobbiamo ricordarci che l'immagine posta sulla moneta aveva un valore principalmente pubblicitario. Grazie alle monete l'imperatore era presente su tutto il territorio e in più utilizzava le monete per celebrare eventi, quali una vittoria in battaglia, oppure ricordare che grazie a lui nel territorio romano ci sono libertà e giustizia (sulla libertà intesa allora vi lascio all’articolo scritto nel maggio 2014).
Gli operai delle zecche dovevano possedere precisione nella fabbricazione di monete calcolando bene il peso del metallo. Quello era il loro vero valore, insieme alla purezza del metallo di produzione. L’aureo era la moneta d’oro di uso comune nell’impero romano. Coniato sotto Giulio Cesare aveva un peso in oro di 8,2 grammi. Già con una prima riforma fatta durante il regno di Augusto la moneta perde valore in quanto il peso dell’oro viene fatto scendere a 7,8 grammi. Un ulteriore cambio monetario durante Caracalla porta l’aureo al peso di 6,54 grammi d’oro. Nell’ultima riforma di Costantino, quasi quattro secoli dopo, la moneta viene coniata con peso di 4,54 grammi.
Uno pensa, beh fai il tondello più piccolo e leggero, risparmi oro e produci più monete con la stessa quantità di metallo. Solo che dopo, per pagare lo stesso oggetto, invece di una moneta te ne chiedono due e allora hai nuovamente dato lo stesso quantitativo d’oro al venditore.
Denario romano
Le monete di allora erano d'oro, d'argento, di rame, mai allo stato puro, ma (anche oggi è così) leghe che ne permettevano una migliore lavorabilità. Oggi la moneta di metallo prezioso è relegata a una produzione per collezionisti, dove purtroppo per chi raccoglie, il costo è sempre molto superiore al valore della quantità di metallo pregiato presente (e soprattutto mai al valore impresso sulla moneta). Il resto delle monete, tutte quelle in circolazione, sono in metallo non nobile.
Nel Seicento cambia il sistema di produzione delle monete, arriva la fabbricazione meccanica. Viene effettuata attraverso una pressa a vite, dove nei due punti di appoggio al tondo metallico sono posizionati i due conii con le immagini da imprimere. La pressione di questi contro il metallo crea la moneta. Si ottiene così una maggiore precisione (il conio si usura molto meno), si velocizza la produzione e si riduce il numero e la fatica degli operai impegnati nelle zecche.
La produzione di monete nel Medioevo
Più ci avviciniamo al nostro tempo e più questi macchinari si evolvono. L'operazione di coniatura manuale durerà in alcuni luoghi del mondo fino al Settecento. Ora dei macchinari completamente automatici producono monete a raffica e permettono anche la creazione di particolarità come monete bimetalliche, quali l’euro e il 2 euro, oppure monete colorate per i collezionisti. Benché controllata e ricontrollata con sofisticati sistemi elettronici può ancora capitare che una moneta risulti leggermente fuori centratura. I casi sono rari.
Eccoci quindi a cercare una varietà all’interno di una moltitudine di monete tutte uguali. Nelle monete di una volta era l’esatto opposto, ovvero era difficilissimo trovare due pezzi perfettamente identici.
Doppio Carlino
Anche il lavoro dell’uomo del conio è cambiato. Una volta era veramente impegnativo, da artisti, creare in quel poco spazio immagini definite o ritratti con gran precisione. Tra le bellissime monete del Cinquecento ve ne furono diverse papali realizzate da Benvenuto Cellini, scultore, orafo e anche maestro delle stampe (coniatore). Il lavoro odierno è per la maggiore da grafico al computer in quanto sono i macchinari a realizzare sul tondo metallico quanto presente a monitor. È comunque rimasto uguale lo spazio dove andare a creare: un piccolo tondo metallico di pochi centimetri di diametro. Sarà anche piccolo, ma per il collezionista è grande come la sua passione.