La meraviglia
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Una montagna di cartoline
Una collezione fuori catalogo...
di Luca Villa
È un attimo. È un momento quasi unico. È una frazione di secondo che passa subito dopo averlo visto. Questo è quello che avviene quando scopri un oggetto per la tua collezione di cui non ne sapevi l'esistenza.
Ma come è possibile non conoscere gli oggetti che si colleziona?
Succede quando si fa una raccolta di cui non esistono cataloghi, libri, liste o quant'altro che dia un'idea di quale e quanto materiale sia stato creato nel tempo. È un po' una collezione alla cieca. Ma è il tipo di raccolta che da maggiori soddisfazioni. Perché? Proprio perché un attimo, seppur breve, ti dona la meraviglia della scoperta.
Per confermare quanto appena detto dobbiamo entrare nel mondo del collezionismo, parlando di cartofilia, ovvero la raccolta di cartoline. È una di quelle collezioni che viene effettuata in tutto il mondo.
Una volta era semplice da fare perché tutti spedivano almeno una cartolina quando andavano in vacanza e quindi era facile trovarle in giro per casa. Negli ultimi anni ha subito un calo con l'avvento delle nuove tecnologie comunicative.
Piccole pillole di storia: nel 1839 in Inghilterra sir Rowland Hill si inventa un piccolo rettangolo a cui dare un valore di tassa postale. La regina Vittoria ci mette la faccia e nasce il primo francobollo, il Penny Black.
Nel 1869 l'Impero Austro Ungarico è la prima nazione ad approvare l'utilizzo delle cartoline come sistema di comunicazione postale. L'anno dopo il francese Besrnardeau De Sillè-Guillaume inserì dei disegni sulla cartolina e realizzò così la prima cartolina postale illustrata. In breve la cartolina divenne il mezzo di comunicazione postale più utilizzato.
Non essendo sotto alcun controllo governativo (a differenza dei francobolli) le cartoline potevano essere realizzate da chiunque: si poteva fotografare un particolare luogo del proprio paese e farlo diventare cartolina, oppure farsi ritrarre dal fotografo il quale vi realizzava una foto cartolina da inviare all'amata, o ancora una cartolina con vignetta di auguri per il proprio lontano zio d'America, ecc.
Sono passati centocinquant'anni e di cartoline ne sono state stampate in un numero tendente all'infinito. Ecco che se qualcuno in questo momento si inventasse un qualsiasi argomento e iniziasse a raccogliere le cartoline legate a quel tema non potrà sapere se andrà a raccogliere 1, 10 o 100 cartoline.
Avevo precedentemente citato i cataloghi. Il catalogo è forse il punto di stacco da altre collezioni. Quel catalogo, vocabolario del collezionismo, importante strumento per filatelici e numismatici per conoscere in anticipo immagine e prezzo di ogni pezzo della propria collezione, nella raccolta di cartoline non esiste.
A dire il vero ne sono stati realizzati per particolari temi (chi ha illustrato alcune cartoline, specifici territori e brevissimi periodi storici) ma non potranno mai pensare di dare una copertura nazionale o mondiale come per un catalogo filatelico.
Cosa porta una persona a raccogliere cartoline? Una delle collezioni che va per la maggiore è la raccolta delle cartoline del proprio paese. Le immagini delle cartoline quindi parlano di luoghi conosciuti, ma visti nel corso degli anni, con tutta la trasformazione che ogni paese ha avuto dagli inizi del '900 ad oggi.
Se poi si è capaci di non fermarsi alla sola immagine ecco che anche lo scritto ci regala notevoli informazioni. Scopriremo nomi di vie o piazze diversi dagli odierni.
Forse la tipografia segnalata sul retro e che ha realizzato la cartolina non esiste più. Anche l'ufficio postale che ha timbrato il francobollo non è detto che esista ancora. E non è detto che ciò valga anche per la persona che ha ricevuto la cartolina stessa, soprattutto se nel testo, scritto con perfetto corsivo, si facevano gli auguri per i suoi settant'anni e la cartolina era stata spedita nel 1940.
I cartofili quando iniziano una raccolta compiono una sorta di percorso avventuroso. Come quello proposto in questa camminata dal Passo San Marco fino alla cima del monte Legnone percorrendo la Gran Via delle Orobie. Un tracciato di alta montagna attraverso una collezione di cartoline in bianco e nero o colorate. Grazie a questa raccolta si ha la meravigliosa opportunità di scoprire le montagne orobiche, non solo per quello che anche ora ci possono mostrare.
La Casa Alpina Pio XI
Inaugurata nel 1924 è della Federazione Oratori Milanesi.
Si trovava oltre i duemila metri, alla bocchetta di Trona, sul confine tra la Valgerola (Sondrio) e la Valsassina (Lecco).
Così il sito a ricordo di Don Eugenio Bussa (1904/1977) sacerdote milanese ricordato tra i Giusti tra le Nazioni per l'opera svolta durante la seconda guerra mondiale, ne parla: "Don Eugenio lavora come segretario alla Federazione Oratori Milanesi e per circa dieci anni è incaricato di dirigere, nel periodo estivo, la casa di alta montagna "Pio XI" a Trona, in Valsassina.
La casa, costruita in un bellissimo paesaggio, è un po' fuori mano e priva di comfort; inoltre è frequentata promiscuamente da giovani provenienti da diversi Oratori milanesi per cui non sempre la convivenza risulta facile.
Don Eugenio, organizzatore abilissimo, stabilisce regole di comportamento che "nessuno" può trasgredire ed in breve tempo assicura alla comunità dei giovani uno stile di vita che è una vera gioia di vivere.
Nell'arco di diversi anni numerosi giovani, anche del Patronato, frequentano la casa di Trona e, sotto la guida e con l'esempio di don Eugenio, ricavano da vacanze allegre ma ordinate importanti esperienze di vita".
La Casa Alpina rimase aperta fino al 1943, in piena seconda Guerra Mondiale. Il 21 marzo del 1944 un'incursione nazifascista incendiò lo stabile, considerato rifugio di partigiani.
"Finita la guerra don Eugenio sale a Trona con un gruppo di giovani: della casa restano solo poche rovine. Don Eugenio non si piega agli eventi: l'esperienza di Trona è troppo importante e non può essere dispersa.
Su quelle rovine don Eugenio si impegna con se stesso a ricostruire, in alta montagna, una casa nella quale i Suoi giovani possano continuare e sviluppare l'esperienza avviata a Trona: tre anni dopo, nell'agosto 1948, il primo gruppo di giovani soggiorna nella Casa del Patronato al Passo Gavia."
Ora chiunque arriva alla bocchetta di Trona ne può ancora vedere le rovine.
Le cartoline possono fare un grande lavoro di memoria storica e riportare in vita, grazie alle illustrazioni e non solo, la casa alpina come era. Durante quasi venti anni di vita del rifugio numerose saranno state le cartoline spedite dalla Casa Alpina.
"... l'uomo dei deserti infuocati e delle oasi verdeggianti in mezzo ai più fantastici viaggi tropicali, si rivela buon alpino su per le aspre vette candide di nevi eterne. Nell'uno e nell'altro dei luoghi regna sovrano il silenzio che rievoca a sognare ed invita l'animo a pensieri sereni, ... " Non i soliti saluti ma una piccola poesia, nello scritto di una cartolina spedita da Casa Pio XI a Pesaro e timbrata il 2 agosto 1937.
Il timbro. Tutte le cartoline riportano sul retro anche il timbro del rifugio.
Una volta era prassi che il gestore del rifugio timbrasse le cartoline sul retro con il proprio timbro del rifugio. Alcuni timbri erano provvisti di data, nota importante per il collezionista perché se il timbro postale era illeggibile e lo scrittore dimenticava di mettere a monte dello scritto la data, non c'era modo di sapere quando la cartolina era stata utilizzata.
Una curiosità del timbro della Casa Alpina Pio XI è il cambiamento di luogo: cita Casa Alpina Pio XI Premana Valsassina fino agli inizi anni '40 per poi diventare Casa Alpina Pio XI Gerola Valtellina.
Lago d'Inferno
Lasciata la Casa Alpina l'escursionista degli anni '30 che voleva incamminarsi per vedere i vari laghi della Valgerola, avrebbe potuto ammirarli ancora al naturale, ovvero senza gli sbarramenti che ora li denominano anche come dighe.
Le cartoline ci permettono di vedere i laghi come erano una volta. Quello che colpisce immediatamente sono i valori delle altezze che discostano da una cartolina all'altra anche se il lago è sempre lo stesso.
Prendiamo quale esempio il Lago d'Inferno: guardando una quindicina di cartoline dagli inizi '900 fino agli anni '60 abbiamo numeri che variano da 2.020 a 2.253 metri di dislivello, quindi oltre duecento metri di differenza. A parziale giustificazione di questi errori dobbiamo dire che la maggior parte delle cartoline prese in esame vedono il lago ancora lago e non diga. Quindi è da capire se mai qualcuno aveva fatto un corretto rilevamento. Il GPS in quel periodo non esisteva. Inoltre queste cartoline sono state realizzate da editori differenti e quindi è probabile che l'informazione l'abbiano presa da testi diversi.
Una volta realizzata la diga le cartoline hanno iniziato ad allinearsi ai 2100 metri.
Tra le varie cartoline quelle animate, ovvero con presenza di persone e/o animali, sono considerate collezionisticamente più interessanti delle cartoline panoramiche o altro. La famosa scintilla di meraviglioso stupore brilla nel vedere una cartolina di un alpeggio della Val Gerola, mucche al pascolo, circondate dalle montagne.
Non sono così numerose le cartoline degli alpeggi.
"In rugiadoso mattin, lento all'erba sen va la mucca; un fior morde, calpesta l'altro. S'adira il ciel, giù la tempesta furioso scaglia da' vetta superba." Questa poesia di Ugo Manni, presente sul retro, rende ancora più bella una cartolina dell'Alpe Trona Vaga.
Meritano una nota le cartoline delle cime, nel caso della collezione in esame le maggiori sono il Pizzo Tre Signori e la cima del Monte Legnone.
Per ognuna di queste montagne non esiste una sola immagine di cartolina che li ritragga. Come ben dice il nome del Pizzo Tre Signori la montagna era il punto di confine tra tre nazioni, il ducato di Milano, la Serenissima Repubblica di Venezia e le Tre Leghe grigioni. Ognuna aveva uno dei versanti di questa montagna. Ora il Tre Signori divide le provincie di Lecco, Bergamo e Sondrio, quindi le immagini delle cartoline che ci mostrano il Pizzo Tre Signori sono almeno tre: vista dalla lecchese Valsassina, dalla bergamasca Val Brembana o dalla sondriese Valgerola.
Sembrava una semplice collezione di cartoline, su un territorio limitato come può essere quello montano preso in esame, e invece è fonte di informazioni storiche.
La mano dell'uomo, non solo a realizzare cartoline, ma a introdurre varianti (o errori) ne aumenta la particolarità. La montagna poi ci mette la sua parte.
Ma, volendo fare un esempio a tema, abbiamo appena toccato qualche sasso di quella che si può rivelare una collezione con una montagna di meravigliose immagini e informazioni. Chissà quando una raccolta di cartoline come questa si potrà mai considerare completa...
Casa Alpina Pio XI, bocchetta di Trona