La magia
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La meccanica che disegna la felicità
In attesa del ramo di sambuco che batta il diapason
di Andrea Basci (testo e scatti)
Che ci vuole?
Un temperino rosso e affilato in tasca e una passeggiata lungo il fiume.
Il primo sambuco è mio ed è il momento, i ritmi rimbalzano come palle da biliardo e lente si infilano nelle buche.
Una per una, traiettorie magiche e perfette, lineari, senza rumore sul tappeto caldo.
Linee geometriche semplici a raccontare angoli complessi.
Scompaiono nel buio, affondano, e i suoni ritmici ti avvolgono adagio per esplodere potenti.
Il momento è arrivato, inaspettato ma puntuale, è l’attimo della perfezione ottica, l’attimo che aspetti, quello dove le lenti non devono lavorare, hanno solo necessità di divertirsi, devono riempirti il cuore, accompagnarti nella musica che ascolti, seguire quella colonna sonora e riempirla di immagini e visioni.
Lì nascono e camminano i quadri che hai cercato e pensato, momenti di pura magia.
Rari. Risultato non sempre matematico di congiunture impossibili.
Tutto deve entrare in sintonia e la bacchetta di sambuco, appena mossa dalla scintilla musicale,
da il la all’immaginazione visiva, un diapason potente che allunga la nota e la trattiene sospesa a lungo, costringe lo sguardo e la mano che muove i diaframmi a concentrarsi su quel suono magico.
Guarda dentro di me, si infila dritta e apre gli occhi dove non voglio guardare ma in quel momento la meccanica ubbidisce fedele e copia, asettica, le visioni dell’anima, quelle gioiose e quelle che scendono nelle tenebre del cuore.
Compie la sua magia, ti mostra quello che mai avresti voluto vedere e quello che nessuna felicità potrebbe disegnare.
L’attimo veloce dove le lenti aprono il profondo nascosto, si scoprono, ammaliate dai tuoi pensieri.
Poi, in tutta fretta, veloci e irrispettose, tornano nel mondo ottico dove non è più permessa nessuna deviazione e tutto è perfetto, già scritto, governato da leggi immutabili.
Io continuo ad affondare.
Lei è già nel suo mondo protetto, riposa senza pensieri, vetro e acciaio, il buio addormenta le lenti e le porta nel mondo ghiacciato dell’attimo immobile.