L’inferno
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Diavoli vendicatori e poveri diavoli
I demoni nelle danze macabre alpine
di Michela Zucca - PRIMA PARTE
Danzamacabra, Giacomo Borlone de Buschis, Oratorio a Clusone, 1485
Per l’ortodossia cattolica, il Demonio non ha corpo: è un essere spirituale, come Dio. Non si può vedere né toccare: è lontananza dall’essere supremo, prima fonte di gioia: quindi, è la causa del dolore assoluto e della dannazione.
Un Belzebù tanto astratto però, incuteva ben poca paura ai contadini medioevali tornati al paganesimo, oppure mai convertiti, dopo la caduta dell’impero romano. In arco alpino, poi, questo processo è anticipato di quasi due secoli: in zone dai confini incerti e pericolosi, i funzionari cominciano a rientrare nella capitale alla fine del 3°-4° secolo. Il cristianesimo è una religione urbana, preti e vescovi stanno nelle città e, quando la situazione comincia a farsi pericolosa, si rinchiudono in torri, castelli e chiese fortificate; e quando escono, sono scortati. La gente delle campagne ritorna a quegli antichi dei che non ha mai veramente abbandonato. Esseri che per la religione del papa di Roma sono entità diaboliche da distruggere con ogni mezzo.
Nella letteratura ecclesiastica ufficiale, questi semi-uomini erano autorizzati a vivere soltanto all'Inferno, posto in cui 'freaks' (mostri n.s.r.) che un tempo erano stati venerati come dei avevano preso il posto dei guardiani dei dannati, o, peggio ancora, dei diavoli: Satana costituisce il caso limite. Lui, il gran principe delle tenebre, veniva rappresentato come un gran satiro mostruoso, metà uomo e metà capra, una parodia di colui che, per millenni, era stato il potentissimo signore dei boschi, il Gran Dio Pan1: il cui culto, guarda caso, consisteva in feste orgiastiche notturne attorno al fuoco, che sarebbero state denominate, dagli inquisitori, sabba.
Demoni e poveri diavoli
Che questi esseri istericamente streghizzati e demonizzati in seguito non dovessero poi incutere così tanta paura è testimoniato da queste descrizioni tardive (risalgono alla fine del '600) elaborate e raccolte da uno dei nemici naturali del povero Satanasso: il francescano Ludovico Maria Sinistrari, novarese, nel suo libro intitolato, ovviamente, «Demoni». Ecco come descrive i suoi terribili antagonisti: mentre «l'uomo è stato formato, come lo constatano le Scritture (Gen. 2. v. 7.) della parte più densa di tutti gli elementi, vale a dire di fango, miscela densa di acqua e di terra: tali creature, al contrario, saranno formate dalla parte più sottile di tutti gli elementi o di uno di essi; così gli uni conterranno terra, gli altri dell'aria, o dell'acqua e del fuoco e per evitare di definirli negli stessi termini dell'uomo, essendo da aggiungersi alla definizione di essere umano la menzione della densa materialità del suo corpo per il quale egli differisce da cotali creature».
E poi: «Noi ancora ammetteremo ch'essi nascano e muoiono, che si distinguono in maschi e femmine, che essi abbiano, come gli uomini, dei sensi e delle passioni; che i loro corpi si nutrano e crescano; tuttavia il loro nutrimento non deve essere grossolano come quello che richiede il corpo umano, ma una sostanza delicata e vaporosa, emanata da effluvii emanati da tutto ciò che, nella natura, abbonda in corpuscoli volatili, come il fumo delle vivande e in special modo delle vivande arrostite, il vapore del vino, dei frutti, dei fiori, degli aromi, da cui si emanano degli effluvii di tal genere; sino ad una evaporazione totale e perfetta delle parti sottili e volatili. Che, per il resto, essi possono vivere in società e tra i loro distinguersi a seconda del rango e della presenza; che essi coltivano le arti e le scienze, che esercitino delle funzioni, formano degli eserciti, fondano città e tutto ciò infine che è necessario alla loro conservazione, a ciò io non apporrò alfine alcuna obiezione».
Satana, battistero di Firenze, 13° secolo
Anche loro, infine, sono passibili di salvezza: «esistono dei Demoni di tale sorta, succubi e incubi, i quali sono dotati di senso e soggetti alle passioni, come è stato provato; che nascono per generazione e muoiono per corruzione, che sono capaci di beatitudine e di dannazione; che, a ragione della sottilità del loro corpo, sono più nobili dell'uomo e che, se loro accade di aver commercio carnale con l'uomo o con la donna, commettono un peccato analogo a quello di cui l'uomo si macchia unendosi con un bruto che è inferiore all'uomo; inoltre non è raro che tali demoni, dopo aver intrattenuto dei rapporti prolungati con degli uomini, delle donne o delle giumente, possano anche uccidere quest'ultime, e ciò ha una spiegazione: essendo soggetti a peccare, essi dovranno anche, poiché sono in via di salvazione, potersi nutrire; ora così come l'uomo che pecca abitualmente con un animale, riceve dal suo confessore l'ingiunzione di distruggere tale animale al fine di sopprimere le occasioni di recidiva, lo stesso potrà giungere ingiunzione al Demone pentito di uccidere l'animale o l'uomo con cui pecca abitualmente; né tale Demone dando la morte ad un uomo compirà un peccato, più che un uomo dando la morte ad un animale, poiché la differenza essenziale esistente tra l'uomo e un demone di tale sorta, proporzionerà l'uomo verso un demone come un'animale verso l'uomo»2: si tratta di una descrizione, tutto sommato, 'molto umana', in cui il Maligno è ancora molto simile ad ognuno di noi.
In effetti la definizione della figura del demonio, e specialmente la sua diffusione a livello popolare, col bagaglio di terrore dell'Inferno e di celebrazione del sacrificio per la salvezza che si porta dietro, è un'idea che anche all'interno della Chiesa tarda ad affermarsi. Tanto per cominciare, la prima Cristianità, fino all'editto di Costantino che la consacrava religione ufficiale di Roma (383), si trovò troppo occupata a lottare per la propria sopravvivenza per poter elaborare un'immagine convincente del Diavolo, o semplicemente per preoccuparsene oltre un certo livello. La speculazione cristiana sulle caratteristiche e l'attività di Satana avrà inizio (ma solo fra i massimi intellettuali e teologi) poco più di un secolo dopo, con Agostino. Almeno fino al IX secolo, però, quando Carlo Magno fu incoronato sovrano del Sacro Romano Impero, la Chiesa fu troppo impegnata a difendere i bastioni "fisici" della Cristianità dagli assalti delle popolazioni nordiche e dai musulmani per prestare particolare attenzione al Nemico Interno Numero Uno3.
San Niicola da Tolentini, Vincenzo Civerchio, 15°-16° secolo
Anche l'iconografia demoniaca segna il passo: nei primi secoli Lucifero viene raffigurato simbolicamente come serpente (Genesi, 3.1), mostro marino (Isaia, 27.1), drago (Apocalisse, 12.9), leone (Pietro, 1.5,8). In figura umana comincia a far bella mostra di sé nel Medio Evo, e uno dei disegni più antichi fra quelli che sono arrivati fino a noi ce lo presenta in una scena di esorcismo di ossessi illustrata in un codice, miniato nel 586, conservato alla Biblioteca Laurenziana di Firenze. Lui è una nera figurina di fanciullo unghiuto e cornuto, che fugge salendo nell'aria. Verso il IX secolo i suoi ritratti si fanno via via più frequenti. In figura umana, comincia a popolare capitelli, doccioni e gocciolatoi delle cattedrali verso l'XI-XII secolo; nel portale occidentale di Arles, in quel periodo, lo si raffigura come un mostro terrificante, con tratti bestiali: è la prima comparsa di alcuni elementi ereditati dal satiro dell'età classica: corpo peloso, orecchi a punta, barba caprina, piedi forcuti. La bocca ghigna, mostrando le zanne; alle ali sulle spalle si aggiungono quelle sulle gambe, gentile omaggio, forse, di Mercurio, o di uno spirito-uccello. In questo modo si fa vedere a Chartres, Amiens, Reims, Bourges nell'8° secolo.
Nel '400 lo ritroviamo a Pisa, al cimitero, sotto forma di orrido gigante divoratore, ibrido di quegli ormai remoti Baal e Moloch e dell'antichissimo Crons, Saturno antropofago, divoratore dei suoi figli. Nel mosaico del battistero di Firenze anche il trono e gli inseparabili serpenti ingoiano avidamente umani. Per influenza orientale, il nostro eroe viene fornito di ali di pipistrello e di drago, e diventa sempre più simile al grottesco 'freak' di un esasperato baraccone infernale. Quest'orrore ormai molto popolare è quanto di più lontano si possa immaginare dall'Angelo di luce precipitato per orgoglio dal trono celeste4.
Eppure, malgrado tutti gli sforzi dei preti, mostri e mostriciattoli continuano a piacere. Anzi, piacciono sempre di più: scendono dai luoghi consacrati per appollaiarsi su grondaie aristocratiche e borghesi; ornano i frontespizi delle case; proteggono gli usci; sorreggono i mobili; e, nel Barocco genovese, esplodono letteralmente da porte, antine, troumeaux, comodini. Tanto brutti da diventare perfino belli.
Il grande mutamento nella storia della percezione del Diavolo avviene con la caccia alle streghe. Rispetto alle vite medioevali dei santi, o alle storie di magia rinascimentale, appare un essere maligno ma, tutto sommato, poco potente, tanto è vero che le cronache delle sue malefatte tramandavano storie di crimini mancati, mandati a monte da un po' di acqua santa, una preghiera e un segno della croce. Non è poi tanto orrendo; anzi, la sua caratterizzazione non mancava di molte virtù. Il demonio medioevale è una persona logica, competente in materia legale, spesso rappresentato mentre difende la sua causa davanti ad una corte di giustizia. È un abile lavoratore, di cui ci si può servire per scavare nelle miniere, o per costruire ponti, palazzi e mura, anche se poi lo si imbroglia il giorno della paga. Anche il mago rinascimentale aveva con Lucifero un rapporto di dominio, in cui l'essere infernale faceva il servo: a volte compiacente, spesso recalcitrante, ma sempre e comunque in posizione subordinata rispetto al padrone (che rimane l'uomo).
Nella relazione diavolo-strega, invece, i termini si capovolgono. Qui la donna diventa schiava, succube anima e corpo del demonio, e questi si presenta come il suo padrone sessuale, marito e magnaccia contemporaneamente. Inoltre, il diavolo della strega sostituisce la moltitudine immensa e diversificata di diavoli che avevano popolato Medio Evo e Rinascimento, e sostituisce anche quella figura femminile (Diana, Erodiade, la fassiana 'signora del zogo') il cui culto era diffuso in ogni angolo d'Europa5.
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[sarà pubblicata il 30 aprile 2021]
1 Leslie Fielder, Freaks, Milano, Garzanti, 1982, p. 153-155.
2 Ludovico Maria Sinistrari D'Ameno, Daemonialitas, Vicenza, edizioni Rahu, p. 36, 38, 84-85.
3 Danilo Arona, Gian Maria Panizza, Satana ti vuole, Milano, Corbaccio, 1995, p. 46.
4 Danilo Arona, Gian Maria Panizza, Satana...cit., p. 64-65.
5 Silvia Federici, Leopoldina Fortunato, Il grande calibano, Milano, Angeli, 1984, p. 81-82.