L'identità
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L’uomo duplicato
di José Saramago
di Luca Conca
Cosa succederebbe se scoprissimo di non essere “unici” ma di avere una copia?
Ne L’uomo duplicato, di José Saramago, scritto nel 2002, il tema è davvero affascinante; cosa succederebbe se scoprissimo di non essere “unici” ma di avere una copia? Badate non un sosia e nemmeno un gemello; un vero e proprio duplicato.
I cloni sono sempre esistiti e sono appunto i gemelli omozigoti, ma anche nel caso dei gemelli identici, che possono a buon titolo considerarsi l’uno la copia dell’altro, la somiglianza non è assoluta, le piccole differenze garantiscono e difendono un senso di identità che i gemelli custodiscono gelosamente per tutta la loro vita.
Ne L’uomo duplicato invece il protagonista scopre l’esistenza, nella stessa città in cui vive, di un uomo esattamente uguale a lui, in ogni dettaglio, una sua perfetta riproduzione, dalla voce fino al più piccolo dei nei.
Tertulliano Maximo Alfonso è un professore di Storia in una scuola media, in una grande città il cui nome non viene svelato ma che il lettore deve immaginarsi come una metropoli popolosa, brulicante di abitanti.
È una persona riservata, metodica, abitudinaria fino alla noia che conduce una vita solitaria dopo la separazione dalla moglie. Vive per il suo lavoro che fa con eccessiva diligenza e proprio per regalarsi una serata diversa e più leggera, accantonando per un paio d’ore i soliti compiti degli studenti da correggere, seguendo il consiglio di un collega, noleggia una videocassetta, una commedia senza troppe pretese.
Da un’occasione così banale scaturisce una sorpresa più che eccezionale, letteralmente impossibile: una delle comparse del film, un volto al quale non si farebbe eccessivo caso, somiglia straordinariamente a Tertulliano, anzi sembra proprio lui! Ma si è trattato forse di un abbaglio? Se così non fosse come fare per saperne di più e soprattutto per conoscere il nome di quell’uomo che è lui in tutto e per tutto? Il ruolo che interpreta nel film è talmente marginale che non compare nemmeno nei titoli di coda. Il professore inizia un’indagine disperata sprofondando in una realtà straniante: noleggia tutti gli altri film di quella stessa casa cinematografica, confronta il cast, le produzioni in cui quell’attore è presente, via via guadagnandosi parti sempre più di rilievo fino ad avere il meritato nome nei titoli del film. Eccolo lì dunque il nome e il cognome: Antonio Claro.
Tertulliano ora non deve far altro che scoprire dove vive in modo da poterlo incontrare.
Non svelo troppo della trama dicendo che i due si troveranno uno di fronte all’altro e che questo cambierà radicalmente le loro vite.
Saramago divide doverosamente il romanzo in due parti, prima e dopo l’incontro dei due uomini ma questa non è l’unica contrapposizione che regge l’impianto narrativo; pur nella identicità fisica, opposti sono i caratteri di Tertulliano e Antonio, (inquadrato e rigoroso il primo quanto è brillante e disinvolto il secondo), opposti il loro mondo e le loro ambizioni. Le sovrapposizioni dei due personaggi sono totali, paradossali e "aritmetiche", come se fossero il risultato identico di due lunghissime espressioni, con migliaia di parentesi e passaggi che hanno però il medesimo valore. Perfino data di nascita e orario sembrano coincidere rendendo il primato dell’originalità, cioè il minuto esatto, il “chi è nato prima”, l’unico vero ed essenziale dato di importanza vitale. In questo scenario di assoluta invenzione, si rischia di perdere presto il contesto del reale e verificabile per cadere in quello di pura astrazione, ma l’autore riconduce abilmente tutto ad una maggiore aderenza al quotidiano con le due figure femminili che compaiono accanto ai protagonisti, le rispettive fidanzate, che hanno un peso e un ruolo fondamentali perché le loro reazioni umane, concrete e “vere” sono l’unica risposta possibile alla cancellazione dell’identità e dell’unicità di una persona amata.
Enemy (2014), fiml tratto dal "L'uomo duplicato" di José Saramago
Lo capisce infatti subito Helena, la compagna di Antonio, quando viene a sapere dell’esistenza di Tertulliano: «Che faremo con quell’uomo? (…) O gli apriamo la porta o gliela chiudiamo, non vedo altra soluzione (…) Ormai è entrato, è dentro la tua testa e la mia testa».
È banale dire che l’unicità di un individuo è data dall’aspetto fisico più che da quello caratteriale, sociale o intellettivo, eppure anche una generica somiglianza esteriore può privarci di un rassicurante senso di riconoscibilità.
Lo spiega bene il filosofo Armando Massarenti in un bellissimo testo del 2007, Somiglianze di famiglia:
«Due gemelli non sono mai davvero identici. Sono “quasi” identici. E quel “quasi” implica abissi di ambiguità. Se però il “quasi” non ci fosse, un’identità così estrema potrebbe apparire molto disturbante. È per questo che la clonazione è percepita con orrore. Si tende a pensare che essa produca individui perfettamente identici. Idea inquietante, ma per niente vera. C’è un processo cognitivo che ci riguarda tutti, quasi in ogni momento della nostra vita ed è il meccanismo dinamico del riconoscimento dei volti.
Se incontriamo qualcuno che abbiamo già visto, magari molti anni prima, ci chiediamo appunto: "Noi ci siamo già incontrati, vero?". C’è nel nostro cervello, in condizioni normali, un preciso meccanismo deputato al riconoscimento delle persone. Qualcosa che ci convince che colui che abbiamo davanti è proprio lui e non un suo sosia. Ciò che riconosciamo come una persona, proprio “quella” persona, è un insieme composito di elementi che costituiscono una sorta di continuum qualitativo. Quando il meccanismo non funziona sorgono strane patologie, come quella studiata dal neurofisiologo Vilayanur S. Ramachandran in alcuni pazienti divenuti improvvisamente incapaci di riconoscere la loro stessa madre. In che senso non la riconoscono? "Sì - dicono - sembrerebbe proprio lei. L’aspetto esteriore mi induce a crederlo. Ma il suo modo di gesticolare, o di parlare, non mi convince affatto". È una situazione drammatica, perché loro vorrebbero avere davanti a sé la loro madre, ma non vedono altro che un’impostora».
Ed ecco il vero, terrorizzante messaggio de L’uomo duplicato di José Saramago: chi ci somiglia in tutto e per tutto è un impostore e ci ruba un po’ anche della nostra, unica, vita.