Il tempo
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Sorridete...
Il tempo è un assassino silenzioso
di Andrea Luzzi
Gli Emotional Fish cantavano che "la festa è finita", ma la versione italiana meglio si adatta all'infantile ottimismo che contraddistingue i politici del Belpaese: sorridete, gli spari sopra sono per noi.
Il tempo, in economia e in finanza, si declina in tanti modi. Gli ultimi anni hanno visto la nascita dell’High Frequency Trading, una tecnica che gioca sui millisecondi per anticipare i movimenti dei prezzi nei mercati finanziari. In America, imprenditori con un gran fiuto per gli affari, si sono comprati ettari di terreno per poter costruire linee di connessione internet veloce che potessero collegare i due mercati più importanti del mondo, Chicago e New York. Oggi, le linee vengono affittate a società di trading che hanno bisogno di ogni più piccolo millisecondo per prosperare. L’evolversi di quello che è ormai conosciuto da tutti come HFT è stato descritto, in maniera spesso erronea, da Michael Lewis nel suo libro Flash Boys. Dall'ipervelocità della finanza arriviamo ai grandi cicli macroeconomici che fanno oscillare le nostre vite fra le bibliche vacche grasse e vacche magre. Al di sopra del susseguirsi di crisi e riprese a cui siamo abituati e che costituiscono l’argomento preferito di giornalisti pseudo-esperti, si staglia una problematica che ci accompagnerà per decenni.
La crescita economica non va e viene senza ragione: come le maree si spiegano con la forza gravitazionale esercitata dai corpi celesti orbitanti intorno alla Terra, così alcune forze esercitano la loro influenza sull'economia.
Il primo fattore di crescita è costituito dagli investimenti che i privati ed i governi mettono in atto. L’alto debito pubblico e le basse prospettive di crescita nel medio periodo si riflettono in una bassa propensione ad investire che si riverbererà in una inevitabile frenata dell’economia negli anni a venire.
Senza investimenti non può esserci sviluppo tecnologico. Il miglioramento della tecnologia costituisce il secondo fattore alla base della crescita economica. Joseph Schumpeter fu il primo ad identificare nell'innovazione la più importante spinta propulsiva per un sistema economico. Dai fagioli del Trecento alle patate del Seicento, fino alla ferrovia, ai trasporti su gomma, agli elettrodomestici, alle staminali e all'iPhone, il progresso degli strumenti in mano all'umanità è indissolubilmente legato alla crescita della produttività del singolo essere umano. Anche l’ultima ripresa economica si è avvalsa del contributo di grandi scoperte nel settore energetico, che hanno tenuto a freno il prezzo delle materie prime e del continuo miglioramento della connettività, attraverso le nuove diavolerie messe in campo da colossi come Apple, Samsung o Microsoft.
Questo fattore di primaria importanza non è direttamente nelle mani dei governi nazionali, se non come effetto di lungo periodo di esborsi pubblici per la ricerca primaria.
A sconvolgere del tutto il quadro, è il terzo fattore alla base dell’espansione o della contrazione economica: la crescita della popolazione, intesa anche come distribuzione delle età all'interno di un paese. Il miglior fattore per capire la gravità del problema è dato dal rapporto fra la popolazione attiva e coloro che, per ragioni anagrafiche, devono dipendere dagli altri. Oggi, negli Stati Uniti, per ogni individuo non attivo nel ciclo produttivo ve ne sono due che ne fanno parte. In Europa ed in Giappone, questo rapporto è di poco inferiore. Ma le previsioni, a trent'anni, presentano un quadro del tutto insostenibile, soprattutto per paesi come l’Italia, la Germania od il Giappone, dove l’invecchiamento della popolazione produce una piramide demografica capovolta. Nel giro di trent'anni questi paesi si avvicineranno ad una situazione in cui ad un individuo passivo corrisponde un solo lavoratore. Pensare che questa situazione non produca effetti già oggi vuol dire non comprendere come un sistema economico si autoregola.
Chiaramente, i vari politici o giudici di derelitte Corti Costituzionali possono raccontare le più stravaganti fiabe scandinave ai propri cittadini, ma la realtà riporta orchi, fate e gnomi nel loro mondo di fantasia e lascia dietro di sé un quadro a tinte fosche, difficilmente reversibile.
Negli anni ’90 e nel primo decennio del nuovo millennio si è provato a controbattere le "tristi sorti e recessive" aumentando il debito privato, successivamente, i detriti sono stati trasferiti sul debito pubblico ed infine si è inondato di liquidità il sistema finanziario. Senza una decisa crescita della produttività della forza lavoro, all'interno di una popolazione che invecchia rapidamente, la crescita economica non potrà correre con le proprie gambe. Tutte le statistiche, a partire da quelle dell'OECD, ci dicono che la produttività del lavoro non solo non cresce, ma è in lento declino. La droga finanziaria ha grandi capacità anestetiche ma non può far altro che ritardare il redde rationem. Il tempo sarà giudice in questo caso, con molta più autorità di qualsiasi parruccone costituzionale. E sarà un giudice inflessibile che farà ricadere le colpe dei padri sui figli. Gli Emotional Fish cantavano che la festa è finita, ma la versione italiana meglio si adatta all'infantile ottimismo che contraddistingue i politici del Belpaese: sorridete, gli spari sopra sono per noi.