Il silenzio

Nelle riviste le parole della guerra

Da apprezzare e rivivere con ordine e silenzio

di Luca Villa

1GM artiglieria

Fronte italiano (1915-1918) - La presa di Gorizia - Wikipedia

All'interno del mondo collezionistico uno dei continenti è formato dal materiale cartaceo. È il collezionismo dei ricordi.

Facile fare il paragone con il mondo moderno prendendo quale esempio i sistemi di comunicazione. Una volta era abitudine mandare una cartolina in cui si scrivevano gli auguri: compleanno, onomastico, Pasqua o Natale. Ora un sms.

A tenerci informati sulle notizie dal mondo ci pensavano i quotidiani. Internet oggigiorno è diventano il mezzo di comunicazione più veloce per sapere le notizie. I giornali e le riviste di una volta sono un grandissimo bagaglio di informazione. Quotidiani, settimanali, giornali specialistici, tutti hanno impresso nelle proprie pagine un'istantanea del mondo di quel momento.

Il collezionismo verso questi oggetti non ha regole precise. Cosa dà importanza a una rivista? Perché la porta ad essere un pezzo da raccolta? Non c'è una risposta esatta, nei giornali a tiratura nazionale si potrebbe pensare siano i numeri che hanno riportato avvenimenti che sono diventati parte dei libri di storia. A livello locale l'apprezzamento si sposta più su un interesse tematico. Per le riviste specialistiche è l'appassionato di settore a dettarne l'importanza. Parametri come l'età o le condizioni dell'oggetto valgono invece per tutti. Parliamo di carta, materiale deperibile che, con il tempo, se conservato in cantine o solai, si rovina perdendo sia lo stampato che il foglio stesso. È quindi molto importante trattare sempre ogni pagina con i "guanti".

Sono cent'anni che l'Italia è entrata in guerra. Ha partecipato dal 1915 al primo conflitto mondiale, o come dicevano all'epoca, ha iniziato la sua quarta guerra d'indipendenza. Questo evento è stato celebrato con tantissime manifestazioni, ricordando quei tragici momenti e commemorando tutti i morti. Le riviste di quell'epoca hanno un grande valore storico perché ci raccontano quegli avvenimenti.

In occasione della realizzazione di una mostra ero, da solo, nel silenzio del locale dove preparavamo questi avvenimenti. È un'operazione che richiede tranquillità, oggetti collezionistici sul tavolo, pile di attrezzature espositive intorno e un computer per realizzare graficamente i fogli dove posizionare il materiale. La decisione era quella di scrivere sui fogli una piccola parte di queste riviste, notizie legate al tema della guerra. Quindi la prima azione da fare era leggere tutti giornali e le riviste, senza tralasciare nulla, comprese le pubblicità perché anche quelle a volte contengono informazioni utili, anche solo curiosità.

coll fum569Wiesemann Federico 10. Compagnia, 7. Fanteria (Zona di Guerra)

... di colpo siamo sbalzati quassù a fiutare molto da vicino il nostro nemico! Il paesello dove risiediamo è un angolo di paradiso sperduto in una valle magnifica, dove tutto è una sinfonia di verde intenso e dove da tutto traspare una sobria poesia deliziosa. A corona si innalzano alte montagne dalle cime rocciose; di lassù i nostri cannoni, nascosti come belve impazienti, attendono di vomitare il loro fuoco micidiale. Quale enorme feroce ironia! La pace che per ogni dove si spande, sarà presto turbata dal rombo alto e sinistro che segnerà la protasi di una grande guerra ...

A epilogo dei sacrifici sventolerà quale raggio luminoso il glorioso tricolore dalle balze del Trentino al Golfo di Trieste ed oltre, fin dove ci attraggono i nostri sacri ideali. E di là dirà al mondo intero della vittoria nostra, parlerà del valore dei figli d'Italia che avranno prestato il loro tributo di sangue per la grandezza della Patria! ... vedrete che ritornerò dalla guerra! E' anzi tanta la certezza, che pregusto la felicità, del ritorno, quando finalmente in lieta compagnia brinderemo alla vittoria finale.

Questa è una delle prime lettere dei soci, in quel momento soldati al fronte, riportata dal bollettino, stampato con cadenza mensile, della Società Escursionisti Lecchesi, associazione alpinistica dell’omonima località. È un libretto di meno di 30 pagine, in cui venivano pubblicate tutte le escursioni effettuate dai soci.

Iniziata la guerra molti degli articoli si spostano su quel tema, parlandone attraverso le parole scritte dai soci e in taluni casi scrivendo articoli in cui si parla della montagna, del fronte alpinistico del conflitto, dove si combatteva dai 2.000 ai 3.500 metri d’altezza, e dell’utilità delle associazioni alpinistiche, in quanto addestravano molti giovani a camminare, arrampicare, sciare e vivere a queste quote.

Camagni Momolo: Vengo a conoscenza della morte del caro compagno ed amico Wiesemann, e mando alla Società, anche per la di lui famiglia, le mie condoglianze, augurando alla nostra Escursionisti di non avere altre sì dolorose perdite, ed ai Soci che combattono auguri di resistenza sino a raggiungimento della vittoria.

La comunicazione è datata 29 settembre ed è inserita nel bollettino n. 11 del 1916. È stato troppo veloce, poche righe per apprendere le emozioni e quindi il dolore per una persona, un italiano, un soldato, speranzoso di tornare a casa, la guerra non lo ha permesso.

Grazie al bollettino cartaceo dopo cento anni abbiamo potuto ancora leggere queste notizie e grazie alla cura dell’oggetto che ne farà il collezionista potrà essere letta ancora tra cento anni.

coll fum571Bollettino mensile Escursionisti Lecchesi - 8 settembre 1916 - n.9 - pagina 90 - DA UDINE a GORIZIA nel quinto giorno della sua liberazione - ... mi era impossibile rimanere senza vedere Gorizia internamente, dopo che un anno fa, o poco più, ne avevo guardato da 6 chilometri la estensione e la configurazione, dopo che tanti sogni e pensieri avevo fatto coi miei compagni di allora. Domandai un permesso e, inforcata una bicicletta, m'avviai alla volta di Gorizia. A me si unì un altro commilitone, ed insieme ci inoltrammo per quella polverosa ed ingombra strada che conduce a Cormons, San Lorenzo di Mossa, Mossa, Lucinico e Gorizia. A Cormons cominciammo a trovarci nella trajettoria dei projettili dei cannoni pesanti. A San Lorenzo di Mossa trovammo le prime case squarciate. Tutti gli abitanti sono... i militari; l'unica vita è l'allegria dei nostri soldati che, come bambini, giuocano nelle ore d'ozio a ... rincorrersi! Queste sono truppe a riposo, soldati che hanno visto la morte intorno ad essi e dalla quale furono rispettati. A Lucinico non esiste in piedi nessuna casa. E' un orrore: fra le macerie si elevano le braccia intirizzite dei cadaveri che, nell'istante supremo, par che cerchino di aggrapparsi alla terra: sono lì a testimoniare gli orrori della guerra, delle rappresaglie.

Lucinico è infatti a vis à vis di Gorizia: i due paesi si dominano insieme essendo su per giù allo stesso livello, il primo al di qua, il secondo al di là dell'Isonzo.

A sinistra di Lucinico, guardando Gorizia, incomincia il Podgora, il cui primo tratto ripido e sassoso viene chiamato Calvario. Da Lucinico a Gorizia vi saranno due chilometri di strada, compreso il lungo ponte sull'Isonzo, il quale non venne fatto saltare, perché l'assalto dei nostri fu così rapido ed inaspettato che l'unica difesa degli austriaci fu... la fuga!

Girai per il Pogdora: non è che un informe cumulo di rottami, bombe, reticolati, elmi, cartucce, fucili, bombarde, cadaveri! Lo sconvolgimento prodotto dal bombardamento è enorme da ambo le parti. Le nostre bombarde sconvolsero addirittura dei tratti di trincea nemica lunghi una quindicina di metri: in quei punti tutto è sepolto, e i difensori e le loro armi! I camminamenti e le trincee sembrano quasi arretrarsi per quei tratti, e non si riesce a concepire per quale magìa si sia così trasformato il terreno. Le bombe a mano e i projettili d'ogni calibro affiorano l'arata roccia in modo addirittura immaginabile.

Al ponte ferroviario gli austriaci hanno fatto saltare un'arcata; sul ponte carrettiero coi cannoni hanno cercato e cercano tuttora di accanirsi per danneggiarlo. Il movimento sul ponte è regolato dal tiro del nemico, il quale, ad intervalli regolari, come sempre, invia le sue salve di shrappnel e granate.

Mi sono divertito a fotografare lo scoppio di queste alla testata del ponte: la fotografia è riuscitissima ed è interessantissima: sullo sfondo vi è Gorizia coi suoi due ponti ferroviario e carrettiero, si vedono due tratti di trincea italiana ed austriaca di giorni or sono, e, poco più in qua della testata del ponte, uno shrappnel che scoppia, ed il punto dove il bossolo ha colpito la terra.

Il ponte viene, naturalmente, attraversato con la massima velocità permessa dalle gambe e dal rapporto della bicicletta, cercando di scansare tutte le buche prodotte dai projettili che erano scoppiati, e di infilare giusto quelle poche travi poste dal genio dove qualche pillola più grossa aveva sfondato il piano del ponte stesso.

Si entra in Gorizia per un lungo viale fiancheggiato da villini belli, eleganti, graziosi, che portano, quasi tutti, traccie della guerra. Pochissimi borghesi: in generale sono fuggiti, altri sono tappati in case ed altrove: i più fanatici tentano di accoltellare i soldati e gli ufficiali; ma questi... inquieti spiriti, si stanno trasportando in campi di concentramento. I due o tre caffè aperti sono belli ed arredati con lusso. Tutto è scritto in tedesco, benché gli abitanti comprendessero benissimo l'italiano! Sinora vi manca l'acqua, che vi viene portata giornalmente da Udine con autobotti; da mangiare non se ne trova perché gli austriaci hanno tutto portato via: i rifornimenti da parte del nostro esercito sono appena incominciati.

Gorizia è bella e quasi intatta, perché, quantunque ogni casa porti i segni della guerra, i danni sono da poco. Nelle vie ci sono le indicazioni in tedesco che insegnavano da qual parte si doveva passare per non essere visti da noi: in quelle strade poi, che per la loro ubicazione eran volte verso di noi, gli austriaci proteggevano alla nostra vista i loro movimenti coll'appendere delle stuoie a mo' di scenari per tutta la larghezza della via e per un certo tratto di essa. Mi sono divertito assai, e se non fosse per la lontananza, andrei tutte le sere a Gorizia a prendervi il caffè...

Tenente Ing. Goffredo Sangiorgi

coll 663foto cMentre leggevo questo vivo racconto riportato in poche pagine del bollettino cercavo di immaginarmi anch'io sulla bicicletta, muovendomi tra quei luoghi e i rumori, parte integrante di quei momenti. L'operazione risultava facile perché ero tranquillo nel silenzio del locale. Sono due le caratteristiche importanti per un collezionista nella sua opera di cura della propria raccolta o come in questo caso nell'organizzazione di un evento espositivo. L'ordine e il silenzio. Il primo porta un senso di professionalità anche alla raccolta più semplice, il secondo permette al collezionista di operare sulla propria raccolta acquisendone il 100% del valore, non quello economico, ma quello legato alle informazioni, quei minimi particolari che ti portano a inserire l'oggetto nel suo vissuto storico, a darti un piccolo pezzo di cultura che ti mancava.

A volte queste notizie, questa fetta di storia, non vengono da scrittori affermati o gente colta. Sono semplici soldati, fino a pochi mesi prima probabilmente contadini od operai di fabbrica, tra i fortunati che sapevano leggere e scrivere. Ma forse come dice quest'altra frase in una lettera, la fortuna era un'altra.

7 dicembre 1915: “Sono sempre nel numero dei vivi e degli abili alle fatiche di guerra”.

Sfoglio le pagine di questi libretti in modo sacrale, per fortuna sono ancora perfettamente integri, solo la graffetta centrale presenta delle piccole tracce di ruggine. Ogni testimonianza, ogni racconto prolunga la mia lettura e ritarda la mia preparazione dei fogli per l’esposizione.

14 dicembre 1915: “Ho ricevuto il pacco con guantoni e calze di lana. Non so come ringraziare voi e le gentilissime mani che hanno confezionato gli indumenti graditissimi, anche perché qui il freddo è terribile, la neve altissima e la tormenta soffia da due giorni; i cannoni da più di un mese non fanno sentire la loro voce”.

Non è la guerra dei continui bombardamenti, dei fragori assordanti della mitragliatrice.
I cannoni tacciono.
Il nemico non si sente.
Ma la tormenta incessante può congelarti.
La neve altissima ti blocca in trincea senza cibo.
Il freddo è terribile e può ucciderti.
Tutto in silenzio. Il silenzio della guerra.

Grazie a questi scritti, alcuni di quei milioni di persone messe a silenzio dalla guerra, possono parlare ancora oggi.

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