Il cibo
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Siamo quello che mangiamo
E non solo
di Gina Grechi
Quando in compagnia si parla di cibo, c'è sempre il ’filosofo’ di turno che se ne esce con la frase: «Noi siamo quello che mangiamo».
È capitato anche l'altra sera, alla ’cena della palestra’, e siccome mentre Giuliano ci offriva la sua pillola di saggezza, io stavo addentando con avidità l'ultima cozza rimasta nel piatto, ho sentito immediatamente il bisogno di correre in bagno a rifarmi il trucco. Lo specchio della toilette mi ha restituito la solita faccia da Gina; ma non nascondo che tutta vestita di nero e con un nuovo colore di capelli veramente ’troppo scuro’, per una frazione di secondo, mi è parso di intravedere il ‘mitilo’ da poco consumato, confuso tra le morbidezze della mia persona.
Prima di tornare al tavolo, mi sono guardata attentamente intorno e ho sbirciato le scelte culinarie di alcuni commensali del ristorante, cercando di capire se fossero già stati trasformati in ciò di cui si stavano nutrendo. Vicino alla finestra che dava sul giardino, c'era una coppia di signori dall'aspetto accomodante: gustava con aria gaudente un'invitante porzione di gnocchi e sorrideva ad ogni boccone; sulla sinistra, accanto alla porta d'ingresso, una famigliola di cinesini tutti identici, contemplava con occhi sottili un'enorme ciotola fumante di risotto giallo. La ragazza dai capelli rossi, seduta dietro il carrello dei dolciumi, fissava con tristezza la sua insalata di carote appena condite, mentre un biondissimo bambino tedesco, nascosto tra le avvolgenti braccia del papà, cercava di rubare una fetta di strudel alla sorellina.
Forse un po' è vero che assomigliamo sempre di più al cibo che scegliamo di ingerire o dal quale siamo circondati: la commessa della macelleria equina che fornisce carne di prima scelta alla zia, è identica a una giumenta Hannover! E Luisa, la mia amica vegetarianissima, è magra come una gamba di sedano, possiede una delicata pelle verdolina, e in testa coltiva ispidi capelli da cipollotto nocerino. Otello, proprietario della pescheria «Segui l'onda», ha lo sguardo smarrito di una grossa carpa e, dicono, ’una moglie bruttissima’ che chiamano ’lo scorfano’; infine Olivia, la cassiera del negozio di formaggi in via Leopardi, è bianca come una mozzarella e, prima di sistemare gli euro nel cassetto, avvicina il denaro agli occhialini e conta rattamente le monetine che le vengono consegnate.
Gli alimenti influenzano la nostra esistenza, danno ritmo alla nostra quotidianità e modificano il nostro umore. Soprattutto il mio. Quando addento un buon cibo, gli dico nel mio profondo: «Le tue sostanze vivranno nel mio corpo, e finalmente lo stomaco sarà appagato, così come un cuore in appetito d'amore.» Spesso poi ringrazio il pane caldo, perché ha quel profumo che mette pace nei pensieri disordinati, e bacio con sincero affetto ogni fungo porcino che sceglie di seguirmi fino a casa.
Secondo Feuerbach «L'alimentazione è la base che rende possibile il costituirsi e perfezionarsi della cultura umana»... Sarà per questo che da diversi mesi, se accendo la televisione a qualsiasi ora del giorno e della notte, finisco direttamente nella cucina di MasterChef?