I legami
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Esortazione a scatenarsi
Meditazione sui legami inconsci
Third Buddhist council - Wikipedia
«L'asceta, che si diletta nell'essere attento ed alla disattenzione guarda con paura, procede come il fuoco, bruciando tutti i legami, grandi e piccoli.»
dal Canone buddista: l’attenzione (Appamada – vagga, 31)
Togliere importanza ai rumori di fondo, sempre presenti ovunque noi ci troviamo nella vita, trova il suo corrispettivo in una situazione vagheggiata forse, ma, di primo acchito, non esperibile. Ma è proprio vero che una robusta, e non soggetta a oscillazioni di tristezza, esperienza del silenzio sia in linea di principio da escludere? Sembrerebbe di sì, dato l'habitat a dimensione non proprio umana che ci troviamo a “respirare” costantemente! Il silenzio ha bisogno, appunto, di silenzio oppure è la condizione prima affinché possa nascere un linguaggio e una operatività della sua stessa natura? E di che natura si tratterebbe? Proviamo a pensarci e a chiederci spesso: che cosa mi sta frullando in testa proprio ora, in questo momento? Anche adesso che sto leggendo, sono proprio concentrato e attento a quando ho deciso di leggere oppure in me sorgono vari pensieri collaterali di critica o di altro tipo? Durante la giornata, chiediamoci ancora: li sto producendo io i pensieri che sono presenti dentro di me oppure sorgono da soli? E i sentimenti, che origine hanno? Siamo, inoltre, e lo sappiamo bene tutti, sempre indaffarati, pieni di cose da fare: l'ho veramente deciso io quello che sto facendo perché lo amo oppure no?
Non sono domande oziose, prego di rifletterci seriamente perché trattasi di legami e catene sottili quelle a cui mi riferisco, che naturalmente sfuggono a uno sguardo superficiale.
Le furie dell'Inferno
Mi pare che si sprechi un enorme quantitativo di energia fisico-psichico-spirituale che, giustamente incanalata, potrebbe sortire qualcosa di molto speciale e importante. Basti, a titolo di esempio, ricordare i momenti in cui siamo stati costretti dalla vita ad essere attenti a una situazione che poteva risolversi in maniera disastrosa o equivoca. Già, l'attenzione! È vero che non possiamo farne a meno, altrimenti anche una semplice spesa al supermercato potrebbe produrre equivoci, come anche piccoli/grandi disastri, se per esempio rovesciamo una bottiglia d'olio, uno scaffale intero oppure se paghiamo di più per un errore nostro o altrui oppure ancora se causiamo un incendio di proporzioni anche preoccupanti... l'elenco è naturalmente lungo e si riferisce potenzialmente a tutte le vicissitudini della nostra vita: anche una piccola disattenzione può procurare gravi danni! Lo sappiamo tutti per esperienza personale e per aver visto o ascoltato l’esperienza di altre persone.
Ora, è possibile e fruttuosa un'attenzione continua? Già passando da un'impressione a un'altra, la nostra attenzione, da vuota che non può che essere in un ipotetico inizio e tra il passaggio da un elemento all’altro, riceve il contenuto percettivo, di pensiero e di sentimento del presente, soprattutto per quanto concerne la percezione esterna o interna legata ai sensi, ai sentimenti e pensieri attuali, o del passato che si fa presente oppure anche del futuro che si fa presente (ricordi, progetti eccetera). Ci si potrebbe anche chiedere se la pura esperienza dell'attenzione vuota, priva di qualsiasi contenuto, sia possibile e, in tal caso, auspicabile. È fuor di dubbio che esista perché altrimenti non potrebbe contenere elementi diversi ed eterogenei, quali i contenuti delle coscienza sopra menzionati nelle loro forze generative. È però possibile sperimentarla? A me sembra che questo sia il segreto dei segreti di qualsivoglia espressione saggia, destabilizzante in quanto originaria, per così dire di “prima mano”, e fuori dalla portata di un sempre pieno il più delle volte banale e inutile, ripetitivo e automatico, espressione di legami inconsci, non voluti, non scelti.