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Dalla Terra alla Luna
Il Programma Apollo
di Franco Rama
Apollo 17, Eugene Cernan ultimo uomo sulla Luna
Lo scorso dicembre si è celebrato il quarantesimo anniversario dell'ultimo sbarco umano sulla Luna. Il comandante della missione Apollo 17 Eugene Cernan, undicesimo uomo a porre piede sul suolo lunare e dodicesimo a risalire la scaletta del LEM, mentre si apprestava a lasciare la superficie disse: "... ce ne andiamo come siamo venuti e, se Dio vuole, come ritorneremo, con pace e speranza per tutto il genere umano".
Forse non pensava che dopo quarant'anni ancora nessuno avrebbe ripercorso i suoi passi, ma era consapevole che con lui si sarebbe conclusa una breve, ma intensa, epoca storica. Infatti già si sapeva che le missioni 18, 19 e 20, previste e programmate, sarebbero state cancellate dai tagli di bilancio che già allora affliggevano le attività di ricerca e sviluppo in generale e le esplorazioni spaziali in particolare.
Apollo 17 fu la missione dei record: la più lunga permanenza sulla Luna (3 giorni e 3 ore); la maggior distanza percorsa sulla superficie (33,8 km); la maggior quantità di rocce lunari raccolte (110.4 kg); le più lunghe passeggiate lunari (3, per un totale di 22 ore e 2 minuti). Ma soprattutto fu l'unica missione con un vero scienziato a bordo: il geologo Harrison Schmitt, che si divertì come un ragazzino a scorrazzare in lungo e in largo a bordo della jeep lunare.
Partì male, il Programma Apollo. Chi tra noi ha una certa età senza dubbio ricorda la tragedia della navicella Apollo/Saturn 204, rinominata in Apollo 1 in memoria del volo che i tre astronauti che vi persero la vita avrebbero dovuto svolgere e non fecero mai: Virgil Grissom, Edward White e Roger Chaffee morirono tragicamente in pochi secondi, inalando i fumi tossici di un incendio sviluppatosi durante una esercitazione. Non saranno dimenticati, due targhe in loro memoria si trovano oggi sul luogo dell'incidente e di loro si parla anche nel film Apollo 13.
Le missioni Apollo 2 e Apollo 3 non ebbero luogo, semplicemente non esistono, se non come esercitazioni a terra. Le successive Apollo 4, 5 e 6 portarono in orbita terrestre capsule senza equipaggio e furono utilizzate come test del gigantesco razzo Saturn V, una delle macchine più imponenti mai create dall'uomo. Alto 110 metri e largo 10, con una massa totale superiore a 3.000 tonnellate il Saturn V poteva lanciare in orbita bassa terrestre un carico utile di 118 tonnellate: una vera enormità! Tutti i sismografi negli Stati Uniti erano in grado di percepire le vibrazioni durante il decollo di un Saturn V. Questi lanci di prova furono indispensabili: prima di far sedere tre uomini in cima ad una ciminiera alta come l'Arco di Trionfo di Parigi e riempita con combustibili altamente esplosivi bisognava ben essere sicuri che non saltasse in aria con tutto il suo carico.
La prima missione del programma Apollo a portare in orbita terrestre un equipaggio di astronauti, utilizzando però un vettore Saturn IB, fu l'Apollo 7, lanciato l'11 ottobre 1968. Gli astronauti Walter Schirra (comandante), Donn Eisele e Walter Cunningham rimasero per più di undici giorni in orbita, dove testarono il modulo di comando e di servizio.
Così il primo volo umano su un Saturn V fu la missione Apollo 8, che portò gli astronauti Frank Borman (comandante), James Lovell e William Anders per la prima volta in orbita lunare. Lanciata il 21 dicembre 1968, Apollo 8 entrò in orbita lunare la vigilia di Natale e vi restò per 20 ore, facendo dieci volte il giro attorno alla Luna, scattando fotografie di potenziali punti di allunaggio. Borman, Lovell e Anders furono così i primi uomini a osservare direttamente il lato nascosto della Luna durante le loro orbite e resero indimenticabile la fotografia che immortalava il sorgere della Terra sull'orizzonte lunare.
The Blue Marble - La Terra vista da Apollo 17Il volo di Apollo 8 apre così un quadriennio frenetico, in cui i lanci si susseguono a ritmo serrato: Apollo 9, lanciata il 3 marzo 1969, portò in orbita terrestre il modulo lunare (LEM) per i test preliminari e le esercitazioni di rendez-vous ed aggancio e manovre tra LEM e modulo di comando; Apollo 10 (18 maggio 1969) rifece i test di Apollo 9, ma questa volta in orbita lunare. Vennero eseguite manovre di discesa, di risalita, di rendezvous e d'aggancio, arrivando a soli 15 km dalla superficie lunare.
E finalmente venne il 16 luglio 1969: dalla rampa di lancio del John Kennedy Space Center si staccò il gigantesco Saturn V con a bordo il comandante Neil Armstrong, il pilota del modulo di comando (chiamato Columbia) Michael Collins ed il pilota del modulo lunare (chiamato Eagle) Edwin "Buzz" Aldrin. Dopo un viaggio di quattro giorni, l'Eagle si staccò dal Columbia e iniziò la discesa verso la zona prevista di atterraggio che si rivelò ben più ingombra di massi e rocce di quanto le fotografie avevano rivelato. Armstrong prese i comandi manuali e fece atterrare (o allunare?) il modulo in un'area più sgombra e pianeggiante. Le sue prime parole, quando toccò il suolo, furono per il centro di controllo a Terra: "Houston, Tranquillity Base here. The Eagle has landed" ("Houston, qui Base Tranquillità. L'Aquila è atterrata.")
Sei ore e mezza più tardi Armstrong aprì il portello e discese la scaletta del LEM: "That's one small step for [a] man, one giant leap for mankind." ("Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per l'umanità.") fu la sua frase storica, pronunciata ormai da tutti nel mondo.
Dopo quasi un intero giorno speso sulla Luna, l'Eagle decollò per ricongiungersi al Columbia e iniziare il viaggio di ritorno verso casa.
Apollo 12, lanciata il 14 novembre 1969, fu la seconda missione del programma ad allunare e stavolta con altissima precisione, non lontano dalla sonda Surveyor 3 che fu inviata sulla Luna nel 1967. Gli astronauti ne fecero diverse fotografie e prelevarono alcuni strumenti e la telecamera di bordo.
Neil ArmstrongI problemi riapparvero con il volo di Apollo 13: decollata l'11 aprile 1970, dopo 55 ore di volo, il comandante James Lovell comunicò con il centro di controllo con una frase che è entrata sia nella Storia sia nell'uso comune e quotidiano: "Houston, we've had a problem" ("Houston, abbiamo un problema". La traduzione corretta sarebbe però "abbiamo avuto un problema", ma tant'è, non ci permettiamo di correggere la Storia). L'esplosione di uno dei serbatoi di ossigeno con i conseguenti gravi danni alla struttura dell'astronave (sì, possiamo benissimo chiamarla così) compromise l'obbiettivo dell'allunaggio e gli astronauti dovettero iniziare un difficile rientro sulla Terra, utilizzando i sistemi di sopravvivenza che equipaggiavano il modulo lunare. La missione fu considerata un "fallimento di grande successo" e ne abbiamo un resoconto abbastanza fedele nel film Apollo 13.
Dopo questo fiasco i voli riprendono con Apollo 14, lanciato il 31 gennaio 1971, che svolse i compiti che Apollo 13 aveva dovuto cancellare. Apollo 15 portò sulla Luna, nel luglio del 1971, la prima jeep lunare, un rover con cui David Scott e James Irwin realizzarono ben tre uscite, tra cui una di oltre 7 ore che li portò sino al Mount Hadley, a circa 5 km di distanza dal punto di allunaggio. La prima missione destinata agli altopiani lunari, anziché alle pianure dei mari, fu Apollo 16 partita dal JFK Space Center il 16 aprile del 1972. Durante le attività extraveicolari effettuate furono percorsi circa 26 km con il rover lunare che raggiunse la velocità di punta di 17,7 km/h.
Il programma venne chiuso con il volo di Apollo 17, lanciato il 17 dicembre 1972.
Oggi, a quarant'anni di distanza, ci rendiamo conto meglio del profondo effetto che fece agli astronauti la visione della Terra da così lontano. La sensazione di un pianeta piccolo e fragile, sospeso nello spazio e che dobbiamo proteggere e salvaguardare, è evidente nella più famosa delle fotografie scattate durante le missioni lunari, la cosiddetta Blue Marble ("biglia blu") ed è probabilmente l'eredità più importante che il Programma Apollo ci ha lasciato.
Dedicato a Neil Armstrong, indimenticato pioniere dell'esplorazione di mondi alieni