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Amore universale
Riconoscimento di sé
di Enus Mazzoni
Si è in difetto già semplicemente cercando di spiegare, descrivere, contestualizzare l’Amore, utilizzando gli strumenti che la ragione, la tecnica ed il linguaggio ci mettono a disposizione.
Non è un sentimento.
Non è uno stato di fatto, inteso come circoscritto da elementi che si considera reali come spazio e tempo.
Si fraintende l’innamoramento con l’Amore.
Si identificano sentimenti legati ad una storia con l’Amore.
Si parla d’Amore da sempre in ogni contesto per descrivere azioni, attrazioni, passioni, dolori, mancanze, ma si fa confusione: parlare d’Amore non aggiunge nulla alla sua conoscenza.
Lo ha detto bene, in più di un’occasione Alain Badiou: «L’amore è una delle manifestazioni possibili dell’evento, che si dispiegano all’apertura che soltanto un incontro rende possibile; e per questo si sottrae alle maglie della narrazione. L’amore può essere, come non essere: nella sua gratuità sta la ragione della sua unicità». L’Amore ha a che fare con l’Universo, con la realtà reale (priva dunque di maglie olografiche, di intermediazioni culturali).
Trovo piacevole e curioso che il filosofo Roland Barthes sia autore di un testo emblematico come «Frammenti di un discorso amoroso», dove l’autore è certo di non parlare di Amore ma di tutto quello che ad esso risulta collegato, e di un testo alto come «La camera chiara» dove si preoccupa di descrivere e argomentare il linguaggio fotografico e la semiotica della fotografia.
Le immagini che evocano simboli che evocano archetipi: torniamo a rappresentare astri, universo ed energia. Torniamo ad evocare la vita.
Amore vuol dire innanzitutto riconoscimento di sé e aggiungo che ad esso è collegato il senso della vita.
In fondo, semplicemente, le immagini che propongo di Sara sono il segno (perché la fotografia è segno e non icona) che io riconosco essere Amore.
Non è altro che riconoscere in quelle manifestazioni me stesso e il rendermi riconoscibile mi fa sentire unico, unito.
Unità: Sara che è me ed io che sono Sara.
Si dice che nel fare siamo creatori di realtà; ed è nelle modalità di farlo con qualcuno che questa realtà diventa potente e reale: il tempo non esiste, ogni pensiero personale viene abbandonato, le azioni non assumono la forma di un processo e l’individualità si espande in un gioco di scambio reciproco dove l’uno e l’altro si mostrano coerenti.
Questa coerenza è una misura della consapevolezza.
Le fotografie che porto con me non sono un ricordo. La mia intenzione nello scattare significava plaudire con gioia: un attimo dopo il momento vissuto, improvvisamente perché la macchina fotografica era in mano.
Non è mia intenzione declamare la profondità, la potenza, la risolutezza di queste manifestazioni degli eventi, ma mi preme sottolineare che Amore è riconoscimento del sé: chi non ne è consapevole diventa vittima di potenti e ricchezza che hanno gioco facile in questo mondo di divisione, di dispersione, di mal-educazione e di sentimentalismi.