Il bianco e nero che lascia senza fiato

Dai prodotti chimici in camera oscura agli eterei files: è sempre magia

di Andrea Basci

bianco nero list 1024Foto di: Herbert List

Stiamo al passo, lasciamoci gli anni alle spalle, il vecchiume; tenere la mente ben allenata, evitare il pantano delle convinzioni (convenzioni) acquisite e ben salde nella mente.

Continuare a masticare novità, elisir di giovinezza per rimanere a galla.
Il grande balzo inizia quindici anni indietro, inizia passo passo, in punta di piedi. Inviso, sbeffeggiato e tacciato di eresia. Un vade retro quasi unanime.
Sensori cmos a bruciare i supporti in poliestere, sensazioni tattili che cedono il posto a pensieri eterei, la chimica che si nasconde al silicio e con un colpo di cancellino, dopo Daguerre, anche Eastman entra nella storia dei libri scolastici.
Quasi in sordina i pixel prendono il posto degli alogenuri, il rumore elettronico quello della grana e il limite inarrivabile delle kodak tmax è picconato lentamente dai nuovi sensori.

Sono stati anni di meraviglia fotografica, l'occhio che scrutava il mirino e i pensieri che già immaginavano la bacinella di sviluppo, le mascherature sotto l'ingranditore e le migliori gradazioni delle carte.
Mondo buio, gli occhi a tentennare sulle tenui luci rosse, rotoli di negativo infilati in spirali dove la guida era solo il tatto. Si spaziava tra libri zeppi di formule chimiche, una cucina dove gli ingredienti si dosavano secondo l'abilità e l'estro del cuoco.
Nessuna nostalgia, basta camere buie, guardo attraverso il mirino e immagino Lightroom o Aperture sul monitor.
Lì posso fare meraviglie!

Nessuno spazio all'errore tecnico, il controllo degli avvenimenti legato a pochissimi e stabili parametri; temperatura, umidità, pressione ed anche l'umore del momento se ne stanno fuori. Tecnica pura.
Nessuna necessità di miscelare prodotti chimici, nessun limite alla creatività; strumenti meravigliosi lì, sulla scrivania. Basta sfiorare l'icona e osare due colpetti leggeri. Poi sta a te: alla sensibilità, al ricordo della pressione sul pulsante di scatto; si concentrano ingressi mentali a formare l'idea.
Una meraviglia!

Una serie di codici binari, poca anima ma precisi, inarrivabili anche per una piana 10x12.
Non consegno più immagini ma eterei files. La scorsa settimana ho visto la mostra di Herbert List a Milano.
Meraviglia!

Mi si è aperto il cuore in mezzo a tutte quelle immagini stampate su carta baritata. Sensazioni e profondità tridimensionali che ti inchiodano. Bianchi mai bianchi e neri assoluti, scuola chimica di pragmatismo tedesco ma con tutta la scala tonale di Adams lì davanti a farsi ammirare. Una lezione sul sistema zonale.
Le ho ancora dentro quelle sfumature mediterranee e gli inquietanti tagli di puro modernismo teutonico. Niente colore, solo toni di grigio.
Torno in studio, la camera oscura è stata declassata a ripostiglio, ma in due giorni è tornata a respirare. Niente rimpianti o romantici ricordi, solo la voglia di vedere dentro al nero profondo.
Ripulite bacinelle e tank, messo a punto l'IFF a luce fredda (una vera rarità!), fatto digerire un vecchio negativo e via al metronomo a scandire il tempo che scorre.
Solo riflessi rossi in camera oscura, la carta baritata nello sviluppo e le dita a scaldare le parti che necessitano di maggior vigore. Passaggio in acido acetico e poi si fissa. È il momento della luce bianca, dove si mostrano i dettagli.
Meraviglia!

L'argento ha profondità tridimensionali, i neri sprofondano nel buio e i bianchi abbagliano.

Miracoli chimici che lasciano senza fiato.
Si spegne la luce dell'ingranditore, quella fredda che sembra anche un po' malata, azzurrognola; l'ho sempre spenta con premura, quasi a togliermi ansia da contagio.
I bagni tornano nelle bottiglie scure non prima di passare il naso sull'inebriante profumo d'aceto dell'arresto.
Poi, lasciati decantare tutti i riti di magia chiusi da anni in camera oscura, me ne torno alla scrivania. I soliti due tocchi leggeri e lancio Lightroom che solerte e attento,mi suggerisce un aggiornamento.
Meraviglia!

 

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