La tecnologia
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Modellati dalla tecnologia
editoriale | Rischi e scenari futuri solo per temerari o superpredatori
«Il progresso tecnologico è come un'ascia nelle mani di un criminale patologico.»
[Albert Einstein]
«C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.» [Henry Ford]
«Il connubio di odio e di tecnologia è il massimo pericolo che sovrasti l'umanità. E non mi riferisco alla sola grande tecnologia della bomba atomica. Mi riferisco anche alla piccola tecnologia della vita di ogni giorno: conosco persone che stanno per ore davanti al televisore perché hanno disimparato a comunicare tra di loro.» [Simon Wiesenthal]
«La civiltà delle macchine produce in serie anche la solitudine dell’uomo.» [Sándor Márai]
Premettiamo una definizione di tecnologia come quel vasto settore di ricerca che coinvolge varie discipline tecniche e scientifiche e che dovrebbe studiare l’applicazione di ciò che può essere funzionale alla soluzione di problemi pratici attraverso procedure e strategie. Ma proviamo a non scinderla da quella più scontata, la definizione antropologica che le dà il compito di determinare l’insieme delle attività materiali sviluppate dalle varie culture per sfruttare l’ambiente ai fini dell’insediamento e del sostentamento umano.
Senza diventare catastrofisti è ormai palese a tutti che siamo arrivati a un momento fondamentale della nostra evoluzione tecnologica che è irreversibile. L’essere umano non può concedersi di restare passivo permettendo alla tecnologia di modellare la sua vita e nemmeno di continuare a estrapolare il futuro dal passato.
L’ottimismo a certi livelli può essere letale perché l’unica certezza è che il futuro non sarà come il presente e che saremo responsabili per le decisioni che prendiamo oggi. Problemi come la disoccupazione causata dalla tecnologia e lo svilimento umano non vengono percepiti con sincera chiarezza, ma questi fatti sono destinati a cambiare in fretta. Soffermiamoci a riflettere sull’ormai inarrestabile erosione della nostra privacy e su quanta poca importanza le diamo: ci troviamo a un tracciamento costante delle nostre vite, una sorta di sorveglianza automatica che ci ha fatto perdere l’anonimato, per non parlare del furto dell’identità digitale e della sicurezza dei nostri dati. Continuiamo a consolarci sostenendo che non abbiamo scelta e che riguarda tutti, ma adottare un comportamento attendista ci toglierà completamente il controllo del nostro destino e del nostro voler restare umani. Restare a guardare significherà aspettare di diventare irrilevanti e condannarci al decadimento e a un’uscita di scena nell’indifferenza generale.
Corriamo a occhi bendati verso un mondo apparentemente paradisiaco dove nessuno lavorerà per vivere, dove molti problemi svaniranno grazie alla tecnologia che ci regalerà un’abbondanza universale. Ma volendo evitare scenari in cui le macchine ci governeranno, pensiamo anche solo a come certi cervelli virtuali già ci studiano cominciando a occuparsi dei nostri bisogni di base, pensiamo a quanto sia difficile persino orientarsi in una città sconosciuta senza Google Maps, a quale applicazione consultiamo per decidere dove mangiare, ai semplici messaggi automatici per rispondere agli amici, senza considerare i condizionamenti e le dipendenze psicologiche dai social.
Di sicuro non dovremmo permettere che certe decisioni siano prese da quelli che vengono definiti liberi mercati, cioè dai grossi capitali, o persino dalle più potenti organizzazioni militari mondiali. Il nostro futuro non dovrebbe basarsi esclusivamente sul profitto e sulla crescita a tutti i costi.
Per qualcuno è auspicabile il momento in cui i computer raggiungeranno le capacità del cervello umano, ma se ci fosse concesso di decidere probabilmente la collettività non vorrebbe rinunciare volontariamente alla nostra umanità in cambio di un’intelligenza non-biologica illimitata.
La fotografia del presente ci racconta che in questo preciso istante gli effetti delle nostre scelte sono sempre più esponenziali in ogni settore, quello dell’energia, dei trasporti, della comunicazione, dei media, della medicina e persino dell’alimentazione. Alcune innovazioni tecnologiche potranno accelerare il progresso umano, ma questi cambiamenti comporteranno una minaccia al tessuto della società.
Ci serve quindi una strategia diversa per mantenere imprescindibile ciò che ci rende umani in questo mondo sempre più digitalizzato, non lasciamo la scena ai capitalisti, ai mercati azionari e militari.
Già assistiamo a scontri aspri tra opposte visioni del mondo con enormi interessi economici a confronto: ora che il petrolio e gli altri combustibili fossili cominciano a perdere la loro forza nelle questioni politiche e militari, gli Stati Uniti e la Cina sono già in prima linea nella corsa sempre più affannosa agli armamenti tecnologici. Come saranno le nuove guerre? Ovviamente digitali, e la contrapposizione si giocherà su fattori di cambiamento esponenziale come l’intelligenza artificiale, la modifica del genoma umano, l’internet degli oggetti e dei luoghi, la cyber security e la guerra digitale. Il Vecchio Continente sembra restare pigramente alla finestra a difendere con scarsa tenacia i diritti umani, la felicità, l’etica e il benessere sostenibile e collettivo. E sarebbe invece l’unica via da perseguire perché la condizione sine qua non è che lo sviluppo economico alimentato dall’innovazione tecnologica e digitale abbia come priorità assoluta lo sviluppo sociale e ambientale.