Il tempo
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Sulla perdita di tempo
Uscire dalla "persistente cocciuta illusione" temporale
Flusso del tempo
"... Con l'osservazione l'onda diventa corpuscolo. L'energia del Campo Unificato (intelligente) diventa materia. La materia si trasforma e produce il tempo e lo spazio (il momento e la posizione).
Dunque il tempo nasce dalla trasformazione dell'energia in materia. Ma in realtà il tempo e lo spazio non esistono. Ci sono intervalli rapidissimi che sembrano succedersi in continuità tra una scomparsa e una apparizione di una particella e l'altra. Questi intervalli che sembrano susseguirsi in rapida successione sembrano andare a costituire il tempo. Ma così non è. Se il nostro occhio potesse avere un potere percettivo più veloce (più risolutivo), ci accorgeremmo che nulla fluisce e nulla scorre. Tutto è, anche se ciò sembra un ossimoro (paradosso), movimento è quiete – come diceva lo stesso Gesù (primo fisico quantistico ante litteram)".
V. Marchi, da un'intervista del 30 luglio 2011
Prima che un passo sia preso, la meta è raggiunta;
Prima che la lingua si sia mossa, il discorso è finito.
Benché ciascuna mossa sia precedente alla successiva,
Vi è ancora però, un trascendente segreto.
Mumon, La porta senza porta
Il fisico Carlo Rovelli inizia un suo libro recente con queste parole: "Da ragazzo Albert Einstein ha trascorso un anno a bighellonare oziosamente. Se non si perde tempo non si arriva da nessuna parte, cosa che i genitori degli adolescenti purtroppo dimenticano spesso. Era a Pavia. Aveva raggiunto la famiglia dopo aver abbandonato gli studi in Germania, dove non sopportava il rigore del liceo. Era l'inizio del secolo e in Italia l'inizio della rivoluzione industriale. Il padre, ingegnere, installava le prime centrali elettriche in pianura padana. Albert leggeva Kant e seguiva a tempo perso lezioni all'Università di Pavia: per divertimento, senza essere iscritto né fare esami. È così che si diventa scienziati sul serio". L'asserzione finale del Rovelli è davvero "scientifica", certa, sicura? Ovviamente non si può fare questa affermazione pretendendone una verifica, ma, d'altronde, non è questo ciò che dovrebbe stimolare a riflettere, se non come istanza secondaria. L'accento va posto invece sul "perder tempo". Certo è che questo "perder tempo" ha contribuito a regalarci la teoria della relatività, dello spazio-tempo curvo. Tempo curvo? Rovelli lo spiega facendo l'esempio di due gemelli, uno vissuto al mare e l'altro in montagna, che si rivedono dopo alcuni anni e, anche se di poco, il gemello vissuto in montagna risulta essere un po' più vecchio di quello vissuto al mare.
Einstein, Travemünde Sandworld
Ritornando al concetto in esame, si può dire che, nell'accezione sopra riportata, perdita di tempo significa allora: non fare quello che fanno gli altri, ma seguire sino in fondo le proprie inclinazioni e intuizioni. A costo di pensare in proprio riguardo al talento o ai talenti di cui ogni uomo dispone, talenti che in genere possiamo dire frequentati, per mancanza di tempo, appunto, poco o pochissimo (non mi riferisco al concetto di talent dello show business televisivo, naturalmente). Relegando questa attività creativa al genio è come lavarsi la coscienza e dire: "lui/lei può, io no", senza capire, restando in tema, l'anacronismo di questo assunto, oltre che denunciare pigrizia mentale. In questa prospettiva perdere il proprio tempo significa in realtà il suo contrario; il buon senso suggerisce che si perde tempo quando si fa ciò che non piace, ciò che non si ama, e che è proprio sviluppando il potenziale umano che in realtà si mette a frutto il tempo che questa vita ci ha regalato.
Inoltre, si sente spesso dire: "Il tempo è denaro", osservazione coerente con un orientamento generale eterodiretto e destinato a rimanere fisso fino a quando arriverà un'epoca che farà luce sugli inganni perpetrati con tanta sicumera da un pensare, questa volta sì, veramente debole, oltre che perverso. Ma è ancora presto, e il fatto certo è che oggi non si sa ancora con certezza che cosa sia il tempo, nonostante la sua apparente semplicità: non è forse vero che tutta la nostra esperienza umana si svolge all'interno di una direttrice fissa e immutabile, inesorabilmente a senso unico, chiamata tempo e costituita da tre dimensioni: passato, presente e futuro e, inoltre, che tutti i linguaggi umani sono grammaticalmente orientati a restituire questa esperienza?
Ancora Einstein ci può aiutare, e non c'è nulla di cervellotico. Quando muore il suo amico italiano Michele Besso, Einstein scrive una lettera a sua sorella: "Michele è partito da questo strano mondo, un poco prima di me. Questo non significa nulla. Le persone come noi, che credono nella fisica, sanno che la distinzione fra passato, presente e futuro non è altro che una persistente cocciuta illusione". Quindi? Serve svegliarsi, questa mi sembra la logica conseguenza di questo pensiero così inusuale, sopra le righe, in apparenza astruso e assurdo perché contro la percezione comune.
Pensiero nel tempo
Concludo proponendo al paziente lettore tre esercizi di pensiero: si provi a considerare tutto il futuro come se fosse conoscibile, in quanto già passato (il testo dell'Apocalisse può aiutarci in questa operazione); da questa prospettiva, si consideri inoltre il futuro come se fosse solo in relazione alla coscienza umana - e quindi futuro non in sé -, a ciò che l'uomo non ha ancora capito. Si provi, infine, a esercitare presenza di spirito: quanti elementi del passato si trovano dentro di sé e quanti invece del futuro si riescono ad anticipare?
Presenza di spirito come spazializzazione del tempo: forse l'unica posizione umana risolutiva, non speculativa bensì esperienziale, ma sicuramente ancora negletta e tutta da sperimentare.