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Gli eroi del fumetto non muoiono mai
Sulla carta è un concetto... discutibile
di Luca Villa
Sono solo persone disegnate su un foglio di carta. Nate nei primi bozzetti, senza ancora un nome e un'identità definita, hanno visto la loro vita crescere e formarsi dalla prima tavola della prima storia del fumetto numero uno disponibile nello scaffale delle edicole.
Quelli fortunati sono saliti di età, hanno fatto esperienze più o meno strabilianti, sono diventati eroi. Alcuni supereroi. I più famosi sono stati protagonisti nei videogiochi e nella televisione. Il loro nome è conosciuto da milioni e milioni di persone.
Rimane comunque un personaggio che vive muovendosi tra le pagine di un fumetto, in un mondo bianco e nero o a colori, molto reale o esageratamente immaginario. Vive e muore.
Il concetto di morte di un eroe dei fumetti è molto discutibile. Il personaggio muore nel momento in cui l'autore non trova più storie da fargli vivere, il disegnatore si stanca di metterlo in immagine, lo sceneggiatore lo lascia in una tavola vuota o l'editore non ha più soldi per stampare i fumetti? Direi di no, molti personaggi dei fumetti hanno vissuto le loro storie, ora non più pubblicate, ma rivivono ogni qualvolta un lettore apre un loro fumetto e incomincia a leggere la storia. Quindi la morte di un eroe dei fumetti deve essere decisa in una storia scritta dall'autore, il disegnatore ne darà visione, lo sceneggiatore ci mostrerà come è stato possibile e l'editore pubblicando la storia lo diffonderà a tutti i lettori.
Il caso più eclatante di morte di un personaggio dei fumetti è stata quella di Superman.
Superman nasce nel 1933 dagli americani Jerry Siegel e Joe Shuster. Solo nel 1938 la DC Comics inizia la pubblicazione delle storie. Superman, lo dice il nome, ha superpoteri, è più forte e veloce di qualsiasi umano, vola e possiede raggi X per vedere attraverso i muri. È invulnerabile a quasi tutto, solo un minerale, la kryptonite, annulla in lui tutti i superpoteri.
Per la morte di Superman, storia pubblicata in vari albi tra il 1992 e il 1993, è stato messo in campo un antieroe cattivissimo, Doomsday (Giorno del Giudizio). Superman è il fumetto di supereroi più conosciuto al mondo e quindi la morte del primo tra i supereroi ha causato il panico tra i lettori di fumetti.
Tra la nascita fumettistica e la morte di Superman sono passati sessant'anni. C'è stata una guerra mondiale, una guerra fredda, il mondo è cambiato. Si è passati dal supereroe supereroe al supereroe umano.
Il cambiamento non è stato immediato, ma naturale. Ha seguito l'evoluzione della società e ora il nemico non è più il cattivo nazista, la spia russa o l'alieno invasore. Il cattivo è in se stesso e i nostri eroi hanno problemi psico-sociali, oppure il nemico non è più il cattivo che vuole distruggere tutto ma quello che ambisce al potere politico ed economico per comandare tutti.
Non è sicuramente un supereroe, ma con la morte ci lavora e ci fa persino discussioni: è l'investigatore dell'incubo che risponde al nome di Dylan Dog.
Vive a Londra, in Craven Road 7, ma è tutto "made in Italy", nato da Tiziano Sclavi e edito dalla Bonelli Editore. È il terzo fumetto più letto in Italia preceduto solo da Tex e Topolino. Solo che Tex e Topolino non combattono vampiri in giacca e cravatta o mostri delle fogne, non inseguono serial killer o conigli rosa assassini, ma soprattutto non parlano con la morte. La Morte, con la emme maiuscola, proprio lei in... no, non in carne ed ossa, ma solo ossa.
È capitato la prima volta nel numero dieci "Attraverso lo specchio" (pubblicato nel 1987) dove la Morte discende le scale e passa attraverso un ballo mascherato toccando alcune persone, le quali poi moriranno in varie circostanze. Durante questo passaggio una filastrocca a tema "la Morte" scorre tra i disegni come il suo movimento tra gli invitati alla festa.
Sempre una filastrocca rincorre le morti In "Partita con la morte" nel numero 66. Una sfida a scacchi ultraterrena tra un uomo in coma e la Morte per avere la vita salva o la morte definitiva. Dylan Dog incrocia la Morte in un momento di questa partita. È cosciente di quello che sta succedendo, ma non può fare nulla per fermare una scia di morti, ad ogni pezzo di scacchi perso dall'uomo, una persona a lui cara muore. Ma il finale è più che sorprendente: l'uomo non usa la partita per salvarsi, ma perdendo uno ad uno i suoi pezzi, fa morire persone a lui vicine che gli avevano fatto del male nella vita.
L'uomo si è giocato della Morte, la lei si vendicherà lasciandolo nel nulla tra la vita... e la morte.
In Totentanz, prima delle storie del primo albo gigante della serie (in edicola nel 1993), una bellissima donna di nome Hope posa fiori sulle tombe di un cimitero. Dylan Dog si trova, senza sapere come, nel cimitero e ascolta, uno per uno, le storie di alcuni fantasmi, il racconto della loro vita e dipartita. Hope si rivelerà essere la Morte, l'unica speranza (hope in inglese appunto) che mantiene sempre le promesse.
In un gioco al contrario i morti del cimitero hanno evocato un vivo, Dylan Dog appunto, per raccontargli le loro storie. Nel congedarsi dalla Morte saluterà Dylan Dog con un "amico mio", ritornata Hope lo lascerà con un bacio.
Vivere da immortale tutta la storia dell'uomo e anche oltre è quanto fa Gilgamesh in questo fumetto scritto da Robin Wood e disegnato da Lucho Olivera. Pubblicato nel 1969, in Italia è apparso per la prima volta sulle pagine di Skorpio e quindi ristampato a colori nella collana Euracomix.
Gilgamesh in un altro mondo e in un momento imprecisato del futuro decide di voler ritornare indietro sulla Terra a rivivere la sua vita. Gli altri immortali come lui non capiscono: "Sì, sul mio pianeta gli uomini muoiono. Hanno solo pochi istanti per vivere e sentire. Sono briciole, niente di più. Questo è ciò che mi rende diverso da voi. Io sono stato mortale".
Gilgamesh torna alla sua giovinezza a Uruk in Sumeria. È il figlio del re e il padre gli ricorda che nessuno avrà potere su di lui, a parte gli dei e la morte. Gilgamesh non capisce come gli dei concedano una vita così breve agli uomini. Si renderà conto presto, in battaglia, come la morte sia semplice ad arrivare perché a morire sarà suo padre: "Morto? Così facile? Basta un pezzo di legno per chiudere la vita di un re? Questo è tutto? Non può essere...".
Caso vuole che un astronave cada nelle vicinanze di Uruk e Gilgamesh salvi l'ominide presente chiedendo all'alieno la possibilità di avere l'immortalità: "Attento... È un dono avvelenato. C'è una terribile solitudine in una vita senza morte".
Gilgamesh diventa così immortale. Da quel momento della sua vita in poi si scontrerà con la mortalità di tutto il mondo e vedrà scorrere il tempo fino al nostro futuro. Le guerre distruggeranno l'umanità e la Terra diventerà invivibile. L'eroe salverà alcuni bambini, i quali saranno portati su un altro mondo per ricreare un'altra umanità.
Il finale lo vedrà diventare guardiano dell'universo, Dio al di sopra di tutti. È una lieta chiusura per una storia che lascia dietro di sé una lunga scia di morti. Tutte per fortuna avvenute nelle tavole di un fumetto.
Ecco che quindi sul foglio di carta un uomo normale può diventare immortale tra i mortali, può tranquillamente chiacchierare con la Morte, oppure essere il più grande dei supereroi e morire. In un disegno tra le nuvolette può succedere anche questo!