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La bistecca serve al maratoneta?
Lo sport trasforma
Per trasformare in positivo il corpo di un atleta effciente e utile allo scopo, serve un allenatore ben preparato.
Per lavoro di trasformazione si intende in genere nello sport quella parte dell’allenamento per una gara specifica in cui si traducono gli sforzi fatti in qualcosa di diverso, di finalizzato ad ottenere una prestazione migliore nella propria specialità, come ad esempio può essere una serie giornaliera di esercizi destinati a sviluppare la potenza muscolare fluidificati in una serie di allenamenti per migliorare invece la resistenza. Modificare la potenza ottenuta nei propri muscoli in resistenza prolungata allo sforzo richiede studi fisiologici, studi scientifici applicati alla biometria del corpo umano. È necessario un allenatore ben preparato per trasformare in positivo il corpo di un atleta, per renderlo efficiente, utile allo scopo di vincere.
Alla base di tutte le metodiche di allenamento c’è la capacità dell’organismo umano di adattarsi. Per effetto di stimoli della più varia natura, infatti, gli esseri viventi sono in grado di adattarsi, cioè di modificare il proprio funzionamento o la propria struttura. Adattarsi, trasformarsi, è la base della vita. Che lo si voglia o no, tutto cambia continuamente, niente rimane fermo. L’ alpinista per arrivare in cima alla vetta deve acclimatarsi con soste intermedie a diverse altezze, il subacqueo deve fare decompressione prima di risalire in superficie, prima di una prestazione sportiva l’atleta deve fare riscaldamento, alla fine della gara o dell’allenamento è utile svolgere un defaticamento, una forma di adattamento graduale alla normalità del proprio corpo, che solitamente non può essere sempre sotto sforzo ma richiede riposo, per ripartire poi con altre attività continue.
foto: www.runlovers.it
Anche il solo pensare trasforma, brucia energie. Si dice nello sport, ed è vero, che prima di una gara la tensione e l’ansia possono bruciare preziose energie nervose, quelle che in certi momenti aiutano a superare momenti di crisi, o che al contrario possono permettere ad uno sportivo di condurre la propria prestazione con equilibrio, senza sbavature. Quella che alla fine in genere si definisce come una gara (o un allenamento) in cui si è dato tutti se stessi, senza risparmiarsi, al massimo delle proprie possibilità fisiche e mentali. Quanto meraviglioso cambiamento avviene nel muscolo sollecitato allo sforzo sportivo, ce lo dicono gli scienziati dello sport.
I cibi vengono trasformati in energia, le sostanze prodotte dal corpo umano vengono utilizzate in modo sempre più massiccio a seconda di come si utilizza il proprio corpo. Ci sono attività che consumano molto e attività che richiedono poca benzina. La chimica è la scienza che studia la composizione, la struttura e le trasformazioni della materia; la scienza dell’alimentazione sportiva come trasformare i cibi in giuste energie per l’atleta. Sono lontani i tempi in cui ai maratoneti veniva imposta un'alimentazione a base di enormi bistecche, facendogli ingurgitare quantità industriali di proteine che poi si è scoperto, in un passato neanche tanto remoto, che non servivano proprio allo scopo, modificando l’alimentazione del maratoneta in un uso continuo e scientifico di carboidrati, il giusto carburante per gli sforzi di lunga durata.
Un discorso a parte merita quello che produce il praticare lo sport nella mente umana. Ricorrenti sono i casi di tranquilli soggetti sovrappeso che si improvvisano calciatori nelle partitelle tra colleghi o sulle spiagge, i loro visi sbuffanti nel corpo visibilmente inadeguato allo sforzo lasciano presagire un post partita che sarà molto difficile da gestire. Ma cosa accade nella mente di costoro, cosa si trasforma quando si avventano senza coordinazione alcuna e indifferentemente sul pallone o sulla gamba dell’avversario? Misteri della mente umana, così come insondabile è il comportamento del tranquillo padre di famiglia, con una vita irreprensibile, che quando assiste ad una partita di calcio si trasforma da dottor Jekyll a mister Hyde, spaventando umani e animali domestici intorno a lui: potenza dello sport, vissuto anche come sfogo di gente solitamente sedentaria che trova una valvola di sfogo nella pratica più o meno passiva della propria specialità preferita.
immagine: www.psicologianellosport.it
Lo sport solitamente appassiona, sia nel praticarlo che nel viverlo passivamente, magari anche solo da tifoso. Una pratica sportiva richiede però una capacità di modificare la propria mente utilizzando, come se fossimo animali, tutti i sensori che ci caratterizzano, per poi stancarci, vivere la doccia finale come il premio più bello, dopo aver trasformato le nostre ansie quotidiane in vento, in aria, in pioggia, in sole cocente o anche solo nel sudore che rimane sugli attrezzi della nostra palestra, spesso alla fine ad inebriare con olezzi di varia natura gli spogliatoi che frequentiamo in comune con altri atleti. Già, per condividere una passione spesso devi cambiare le abitudini, socializzare, che è poi una maniera di confrontarsi modificando e mediando le proprie abitudini e convinzioni.
Lo sport trasforma, regola la mente facendo capire che l’unico elemento che porta ad un risultato è l’equilibrio, se ti esalti troppo prima o poi ti castiga, se ti deprimi non riesci proprio a praticarlo. Regola le nostre inevitabili trasformazioni. A volte può cambiare il corso storico ed economico di intere nazioni, creando ricchezza per i campioni osannati dal popolo e favorendo un indotto economico di mercato in oggettistica o dagli impianti sportivi pubblici e privati (più per i privati che per i pubblici) inerenti alle specialità sportive trionfanti in quel momento. Purtroppo spesso gonfia le casse anche di malintenzionati speculatori che, sull’onda dell’entusiasmo per i successi dei campioni, diffondono sostanze illecite atte a migliorare le prestazioni di professionisti e dilettanti.
Il fisico con lo sport inevitabilmente si trasforma: sono famosi i casi di alcuni calciatori mingherlini che, grazie a una preparazione atletica che lascia notevoli dubbi sulla sua liceità, acquisiscono in poco tempo un fisico solido e muscoloso, riuscendo quindi ad unire l’indubbia classe innata ad un corpo che può permettere prestazioni atletiche notevoli. Spesso su questi fatti sono sorte forti polemiche.
Tutti noi, o quasi, abbiamo ancora in mente un urlo, una corsa a braccia trionfanti, un viso quasi trasfigurato e incredulo, quello di Marco Tardelli al secondo gol da lui firmato nella finale vincente della nazionale azzurra di calcio ai Mondiali 1982. Vorrei chiudere con quell’immagine, simbolo famoso di come lo sport possa trasformare un uomo, una squadra, una nazione intera. La pratica positiva dello sport può dare fiducia a se stessi e agli altri intorno a noi, a patto che arrivino con disinteresse e onestà. Però non è necessario vincere a tutti i costi per trasformare la realtà, l’importante è viverla.