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Cane Giallo
Domani è martedì
di Andrea Basci
Cosa lasci al mondo?
Del tempo che quel martedì poco invitante, cerchiato sul calendario e atteso con ansia,
paura, e di giorno in giorno più fiammante, vicino e aspettato con timore,
con la certezza oramai addensata dall’esperienza di non poterlo evitare.
Fermo sul calendario, immobile nel cerchio rosso, dritto, senza tentennamenti.
Lo aspetto quel giorno che passa invisibile, con un subbuglio in testa man mano che
i giorni si sfogliano, si sgarbugliano tra le mani e si assottiglia l’attesa.
Niente scappatoie e nessuna via di fuga, arriva.
Arriva quel martedì e il giorno dopo mi sveglio e mi ritrovo nell’altro, il martedì settimanale
che inizia senza clamore con luci fioche e finisce con il tramonto, senza scosse.
Appena prima, metto a riposo le camere e le lenti, non serve ma è un rito oramai autonomo,
una pausa nel complicato mondo elettronico, una pausa che lascia mani libere nell’attesa
e dal nero si allungano le ombre e quel martedì si sveglia, e lei mi aspetta.
L’auto nera freme e attende senza parole, la portiera posteriore aperta, e solo un cenno di mani:
Sali.
Viaggio silenzioso, lungo, paesaggi annichiliti dai vetri oscurati e come sempre, da anni,
la portiera si apre e il viale è lì davanti, breve, alberato e il portone spalancato.
Un altro cenno silenzioso, si entra nel corridoio che porta dritto alla stanza.
Disadorna, nulla a rendere piacevole la visita, solo, in fondo, giusto fronte alla porta, un divano
oramai consunto e affondato al centro.
Mi fissa negli occhi, spostando il peso sulle spalle, mi scruta e annega lo sguardo su di me.
Pare che gli anni non abbiano lasciato segni, mantello lucido, muscoli sottolineati da ombre
nette e frementi, la parola è ferma, dritta in testa.
Il Cane Giallo mi guarda, mi siedo sullo scranno davanti al divano e abbasso gli occhi,
faccio fatica ad incrociare quella profondità.
Vuole sapere.
Vuole conoscere il pensiero profondo che muove le sfere, le dinamiche che ci scrutano e si
incrociano in un susseguirsi di battiti di ciglia.
La domanda arriva come sempre, ferro rovente nell’acqua fredda, e il vapore che si porta via le inutili chiacchiere iniziali.
Siete appagati?
L’orgoglio mi mette subito in mano un sì deciso ma quello sguardo che va oltre gli occhi e si pianta nel mezzo dei pensieri me li fa accartocciare e tentenno nella risposta.
Il Cane Giallo mi guarda, aspetta.
Passaggio veloce sui giorni trascorsi a ricordare pensieri in attesa di carezze.
Quest’anno ho fotografato posti meravigliosi, dico.
Sei appagato? Chiede
I pensieri vacillano, lui è piantato sulle zampe anteriori, ben larghe e dritte, imponente.
Occhi che scrutano nel profondo, non c’è spazio per finzioni.
Ho fotografato cose e posti meravigliosi ma il tratto è immobile nell’immagine,
un chiodo piantato che non basta ad accarezzare e addolcire gli spigoli.
Ho timore ad affrontare lo sguardo del Cane Giallo, alzo gli occhi lentamente e mi perdo nei suoi.
Mi guardo dentro, velocemente, e in un attimo scorro il tempo,
sfoglio pagine volando sulle parole, sulle immagini che mi hanno accompagnato
e fatico a sommare gli addendi.
Ho scrollato l’albero delle uova, raccolto frutti nel giardino di fragole e strofinato tra le mani le foglie dell’erbavoglio.
Appena un fremito tra i muscoli del collo e il pensiero entra dritto, riempie di forme le immagini e
anche questo martedì scompare, se ne va lasciando leggere nebbie nel cuore.
Ho colmato la mente di immagini ma mi sono fermato sulla porta del buio, in equilibrio,
con un passo indietro, fregando le mani sulle cosce a pulire il fango.
I colori che sfumano tra gli occhi e immagini che si rincorrono schivando i pensieri.
Il Cane Giallo mi guarda e strofina la coscienza a togliere croste e nerofumo.
Un cenno della testa e tutto finisce, mi guarda dritto, taglia i pensieri e mi sfuoca
e io lascio che quella pennellata si sfumi adagio.
Domani è martedì.
© Foto: Andrea Basci