La storia
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Il valore della storia
editoriale | Integriamo il metodo storico alla nostra quotidianità
«Se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera». - George Orwell
«Non sapere che cosa sia accaduto nei tempi passati, sarebbe come restare per sempre un bambino. Se non si fa uso delle opere delle età passate, il mondo rimarrà sempre nell’infanzia della conoscenza”.
Cicerone
«Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi».
Italo Calvino
«È sempre la storia di Socrate, di Cristo e di Colombo! Ed il mondo rimane sempre preda delle miserabili nullità che lo sanno ingannare».
Giuseppe Garibaldi
«Le donne sono il solo gruppo sfruttato della storia ad essere stato idealizzato nella mancanza di potere».
Erika Jong
«La storia dell'uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all'eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo».
Giacomo Leopardi
Ce l’hanno insegnato i più saggi, generalmente deceduti: è dalla Storia che dobbiamo imparare e possiamo farlo solo dandole un significato etico che ci renda liberi attraverso la conoscenza. È proprio attraverso questo umile percorso che possiamo migliorarci e capire i nostri errori, combattendo contro l’ignoranza e la pigrizia verso un obiettivo sociale.
Ma se la storia siamo noi e la costruiamo ogni giorno con la nostra quotidianità e le nostre scelte, come possiamo edificare il domani senza conoscerne le basi, le motivazioni che muovono le nostre coscienze?
In un mondo evolutivamente ideale dovremmo tentare di dare uno scopo alla storia politica e con ciò a noi stessi chiedendoci quali dovrebbero essere i compiti degni, fattibili e, nel contempo, a beneficio dell'umanità. Se fosse così, il potere storico degli scopi etici sarebbe volto alla conoscenza affinché possiamo creare una società aperta e pacifica, almeno idealmente, questo obiettivo è insito in ogni uomo moderno. Guardiamoci dentro, lo è?
L’essere umano di oggi invece rifiuta e cancella la storia ogni anno più inesorabilmente, come se il passato fosse un sé che non ci riguarda e che non abbiamo bisogno di visitare, di osservare e di interpretare. La perdita del senso della storia fa scomparire sia il passato che il futuro, compressi nel presente, unica e assoluta esperienza temporale, con una sola dimensione, quella spaziale. Il passato assume le sembianze di una favola, un’illusione, negabile, manipolabile, come la scienza, e più quell’evento è lontano nello spazio dalla nostra quotidianità, più perde di interesse perché ciò che conta è solo il piccolo progetto personale, cieco, privo di prospettive, senza strutture profonde né cause finali o conseguenze. Ma è davvero quello che vogliamo? Sappiamo a cosa stiamo rinunciando?
Proviamo a fermarci, prendiamo un bel respiro, possibilmente all’aria aperta e lontani da fonti, da qualsiasi fonte che non sia la luce del sole.
Quale senso ha studiare la storia ai giorni nostri quando tutto si muove calcolato in base alla velocità di un bit al secondo? Siamo abituati a leggere news di poche righe anche se inventate e ogni verità propinata dalla rete è assoluta finché la rete stessa ci rivela che è falsa, è una fake. Non sono solo i ragazzi a essere dominati da telefonini e computer, anche noi adulti stiamo delegando la nostra conoscenza a un metodo di ricerca comodo e fallace, veloce come un like.
Dobbiamo integrare il metodo storico nella nostra quotidianità, evitando le risposte sbrigative, analizzando con chiarezza le situazioni, evitando che il caso o le opinioni altrui scelgano per noi, cercando il nostro personalissimo e sacro punto di vista.