Quale futuro per i giovani attori?

Risponde Giacomo Occhi

di Veronica Pozzi

pagliaccio

Giacomo Occhi, classe 1992 , è il vincitore del Teglio Teatro Festival Valtellina, edizione 2012.
Con il suo spettacolo "I dodici difetti capitali", monologhi di un clown, il giovane milanese, di padre bormino, ha convinto la giuria tellina che, come si legge nella pergamena di premiazione, l'ha nominato vincitore all'unanimità.

"Per aver saputo presentare con pungente ironia, mai banale, le nevrosi del nostro tempo, mostrando versatilità attoriale nella caratterizzazione dei vari personaggi. La regia ha convinto per la capacità evidenziata nel sottolineare con musiche di qualità e spessore e con un impianto luci sobrio ma efficace la freschezza del contenuto. La messa in scena, essenziale ma in linea con lo stile interpretativo assunto dall'attore, è risultata di rara efficacia comunicativa ed ha fatto risaltare ancora di più le doti canore e la capacità recitativa di Giacomo Occhi".
Fra i temi affrontati nell'opera, andata in scena a Ponte in Valtellina il 6 agosto scorso, l'ipertecnologia che fa passare in secondo piano i rapporti umani fra le persone, il declino della società contemporanea, la sua solitudine e frenesia.
BIOGRAFIA
Occhi cresce in una Milano degli anni '90. La sua storia con il palco inizia quando è ancora piccolissimo come giocoliere presso la Piccola Scuola di Circo di Milano e come attore di strada per le vie di Bormio, dove torna tutte le estati dalla famiglia.
Dopo la scuola media (Vivaio a indirizzo musicale) e la maturità classica, segue corsi e laboratori di teatro e cinema, l'ultimo in direzione di scena presso il Teatro alla Scala di Milano.
Nel 2010 debutta con Omaggio a Gaber, che nel 2012 porta in scena al Piccolo Teatro di Milano in collaborazione con l'Associazione Onlus Bambini in Romania di Don Gino Rigoldi.
Nell'estate 2011 ritorna in scena come attore e regista con Novecento di Alessandro Baricco e una serata sull'ultimo canto del Paradiso di Dante, entrambi proposti in Valtellina.
Noto per alcuni video in cui imita il sindaco di Milano Giuliano Pisapia (reperibili sul web), a ottobre ha portato in scena all'Elfo Puccini di Milano lo spettacolo vincitore del Festival di Teglio.
Con Giacomo collaborano i giovani: Mattia Serranò (direttore di scena), Luca Restelli (luci), Luca Gerlini (audio), Chiara Prioli e Martina Orlandi (assistenti di scena), Silvia Bernardi (aiuto regista) e Marta Mongiorgi (scenografa).


 

INTERVISTA

Quali prospettive offre il mondo del teatro ad un giovane che vuole fare dell'arte il suo impegno lavorativo?

"Vivere di solo teatro è difficilissimo, nemmeno un attore famoso come Neri Marcorè fa solo quello. È una professione che non ti dà garanzie e questo è un momento in cui non c'è lavoro. Ti devi proporre perché nessuno ti verrà mai a chiamare. Io sono sempre stato un sognatore agguerrito e voglio provare a lavorare nel mondo teatrale facendomi rispettare e sfruttando le opportunità, senza vendermi".

Da giovane, come pensi di muoverti in un contesto come quello che hai prospettato?

"È triste che sia così, ma un giovane non deve cercare solo il lavoro per cui ha studiato. All'inizio uno deve adattarsi. Conosco persone che, dopo aver studiato alla scuola Paolo Grassi, non hanno trovato un'occupazione nel teatro e hanno deciso di fare i camerieri. Certo, è una prospettiva che un po' spaventa, ma questo è l'ambiente attuale. Io stesso, prima di iniziare lo stage alla Scala, ho lavorato per qualche tempo come magazziniere a Milano".

La situazione a Milano, patria dei teatri, è diversa e offre più opportunità per il futuro dei giovani artisti?

"A Milano ci sono molti teatri, ma, per un ragazzo giovane, è un problema di fondi. Affittare un teatro anche solo per le prove ha dei costi altissimi e nessuno ti dà delle agevolazioni. Dopo i video d'imitazione, il sindaco Pisapia mi ha accolto a Palazzo Marino e abbiamo parlato di questo problema. Il Comune sta facendo dei bandi per ristrutturare le cascine di Milano e metterle a disposizione dei giovani, come spazio di ritrovo e per la cultura".

Se fossi nato a Bormio la tua vita avrebbe preso una strada diversa?

"Se fossi nato in valle non farei teatro. Perché gli stimoli sono pochissimi. A livello di cultura siamo bassi e, in generale, in Italia si dice che con la cultura non si mangia e si guarda solo quello che c'è in televisione, pensando che il resto non abbia valore. Qui non vedo nemmeno la voglia di fare una piccola stagione teatrale, un cineforum e poi manca la pubblicità degli eventi già esistenti".

Forse la domanda è un po' precoce, ma, in questa situazione, pensi alla famiglia?

"Sì. Un giorno vorrei farmi una famiglia. L'obiettivo è quello di riuscire a conciliare questo tipo di lavoro con esigenze di vita famigliare".

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