Il futuro

Tua e le altre

Chi salva una vita salva il mondo intero

di Nadia Mainetti

donna violenza

L'associazione "Tua e le altre" è operativa dal novembre del 2009 con lo scopo di dare una risposta concreta alla sofferenza e alle richieste di aiuto delle donne maltrattate.
Tutti gli operatori dell'associazione si contraddistinguono per la loro preparazione e per la qualità e il livello che la loro capacità di risposta e di intervento sanno esprimere.

"Tua e le altre" ha infatti una forte vocazione all'azione sinergica: ha una grande capacità di lavorare in squadra, riuscendo a coordinare nel modo più efficiente l'azione dei professionisti più diversi: criminologi, avvocati, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, assistenti sociali, forze dell'ordine e servizi pubblici in generale.
E quanto sia imprescindibile la capacità di fare da collante tra le diverse figure che intervengono in un ambito così delicato ce lo spiega chiaramente la Presidente dell'associazione, Beatrice Barbetta: "Quando una donna subisce maltrattamenti importanti, che vanno dalla violenza psicologica, a quella verbale, a quella economica, e che possono sfociare nella violenza fisica, oppure sessuale o addirittura in un omicidio, è fondamentale che tutte le azioni finalizzate al recupero personale, psicologico, antropologico e sociale di questa persona, - ed, eventualmente, dell'intero nucleo famigliare - siano ben coordinate e svolte nella maniera più approfondita e attenta".
In primo luogo, quindi, l'associazione offre la propria competenza per tutto il lavoro di ascolto, accoglienza analisi e approfondimento e poi per far nascere un vero e proprio processo virtuoso e interattivo tra tutte le figure coinvolte nel processo e "non insisteremo mai abbastanza sull'importanza di un approccio con competenze specifiche, ma sinergico, dato che ci troviamo di fronte ad un problema estremamente serio, drammatico e purtroppo, spesso sottovalutato, quando non addirittura negato", continua Beatrice.
Per far fronte a questa autentica piaga, che da anni emerge anche a livello nazionale in tutta la sua gravità, con numeri sempre più agghiaccianti, è indispensabile che tutti gli operatori sappiano integrare le loro competenze e le loro azioni nel modo più efficiente.
"Tua e le altre" è parte della rete Regionale dei centri antiviolenza e costituisce, solitamente, la prima linea di questa vera e propria guerra di trincea. Di solito una prima richiesta di aiuto arriva con una telefonata, a cui l'operatore deve saper fornire ascolto, risposte rassicuranti, e grande capacità di cogliere immediatamente gli elementi che formano il quadro della situazione. Infatti è davvero importante che chi si decide a chiedere aiuto abbia la certezza, fin dal primo istante, di non essere giudicata, di vedere riconosciuto il diritto di esprimere la propria sofferenza e di chiedere aiuto, di non essere da sola, e di avere una vera opportunità di cambiare la propria vita.
Il modus operandi di "Tua e le altre" rispetta scrupolosamente tutti protocolli già approvati e consigliati dalla rete regionale dei centri antiviolenza e applica tutte le procedure specifiche – già individuate come ottimali – e più opportune a seconda delle situazioni specifiche, senza però mai dimenticare che ogni caso è una storia a sé.
Le varie fasi di questi interventi, che – lo sottolineiamo ancor una volta – sono sempre svolti in collaborazione e sinergia con tutti gli "attori" istituzionali previsti, prevedono che, dopo l'accoglienza e i vari colloqui con la donna maltrattata, la raccolta di tutti i dati fondamentali, si proceda ad una analisi approfondita di tutte le dinamiche che hanno determinato la situazione, ed in base ai risultati di questo lavoro si elabori un piano ad hoc, personalizzato e su misura della singola donna, piano che è un vero e proprio progetto di vita e di cambiamento per il recupero completo della persona maltrattata.
Inizia così un percorso assai difficile che porterà la donna maltrattata verso una nuova vita.

uomo-violento
Cammino lungo, spesso tormentato, perchè vede anche numerosi tentativi di sabotaggio, minacce e ulteriori intimidazioni da parte della persona maltrattante, e dirette sia alle donne che ai volontari del centro antiviolenza, ma vede anche, altrettanto spesso, l'indifferenza, la sottovalutazione, il tentativo di negare una realtà così evidente, dal parte del contesto sociale e famigliare in cui la donna è inserita e da cui, assai spesso, viene duramente criticata e lasciata completamente sola. Fortunatamente, l'associazione "Tua e le altre" lavora in grande sintonia con la Questura di Sondrio e, in generale, con le forze dell'ordine, e si propone di diventare uno strumento sempre più utile ed efficace. Questo a dimostrazione del fatto che lavorare in rete per poter fornire le migliori risposte integrate, è possibile!
Da un anno "Tua e le altre" si è dotata di un altro fondamentale strumento per innalzare la qualità della propria azione: due dei suoi operatori (la vice presidente Anna Rossi e l'Ass. Sociale Marinella De Vittorio) infatti, sono ufficialmente abilitate a valutare il rischio che la donna corre di risubire violenza. L'attenzione è focalizzata, in una prima fase, sugli aspetti di grave emergenza e sulla valutazione del rischio. L'emergenza porta all'intervento immediato. Emergenza intesa come necessità di protezione dai gravi effetti dei comportamenti violenti. E' importante chiedersi quale sia la percezione della donna stessa, e individuare i fattori di rischio e, se ci sono, intervenire attraverso un progetto mirato, condiviso e fattibile. La valutazione del rischio avviene attraverso una scheda elaborata dai centri e basata sul metodo SARA - Spousal Assault Risk Assessment. "Diagnosi e prevenzione insieme, questo è quanto si deve fare già dal primo intervento", sottolinea la presidente di "Tua e le altre".
Una delle problematiche più complesse da affrontare, perché richiede competenze molto specifiche e molta disponibilità a mettersi in discussione, da parte di tutti, anche degli operatori, è quella del percorso per riappacificare e ricostituire il nucleo famigliare. Va da sé che questa è, in sé e per sé, l'opzione ottimale. Il problema è che questa operazione viene spesso condotta con le migliori intenzioni, ma senza avviare un lavoro serio e approfondito sulle dinamiche – malate ovviamente – che spingono il maltrattante ad esercitare violenza. In questi casi, dunque, la riappacificazione – a distanza di tempo - spesso si rivela essere soltanto apparente e momentanea e può dar corso a recidive assai gravi e pericolose per la donna maltrattata.

tua e le altreL'esperienza di tutti i centri antiviolenza nazionali dimostra che solo se si riesce ad attivare un intervento coordinato e integrato di tutti gli "attori" interessati (avvocato, psicoterapeuta, psicologo, ove richiesto psichiatra, assistenti sociali, forze dell'ordine e servizi pubblici in generale) che vada a lavorare in profondità sia sulla situazione della donna che sulle dinamiche del maltrattante, è possibile arrivare ad una soluzione duratura dei conflitti profondi e quindi anche ad una riappacificazione autentica, ad una vera rinascita della coppia o della famiglia.
Non si insisterà mai abbastanza su questo punto, che è assolutamente imprescindibile, perché si trascura sempre di considerare quanto certi meccanismi di base siano potenti e difficili da smontare. Occorre infatti tenere presente che quando una persona si abitua ad esercitare violenza (e magari è stata a sua volta oggetto di varie forme di violenza), spesso è immersa in una cultura e in una serie di consuetudini, di automatismi che considera normali determinati comportamenti, al punto di non rilevare nemmeno come violenza ed abuso ciò che invece lo è.
Questa abitudine (rinforzata dalla legittimazione sociale e famigliare) a prevaricare, a sottomettere l'altro con lo strumento della violenza (psicologica, economica, verbale, fino ad arrivare a quella fisica e sessuale) ha come esatto contraltare anche l'abitudine delle vittime a viverla e a subirla come qualcosa di doloroso, ma normale, che anzi, è necessario annoverare tra le difficoltà e le sofferenze da sopportare nella corso dell'esistenza. Anni, o addirittura decenni di un tale vissuto (sia lato vittima, che lato persecutore) producono meccanismi psicologici e comportamentali che diventano parte integrante dell'identità di un individuo. Ma questo individuo – non dimentichiamolo – a sua volta è inserito prima in una famiglia, poi in un gruppo sociale, e quindi tenderà a rinforzare, anche a livello di percezione collettiva, questo modus vivendi.
La radice di molte situazioni difficili e di immense sofferenze risiede in questo, ma in queste dinamiche risiedono anche i motivi per cui, a volte, le vittime non riescono a percorrere in tutto il percorso di cambiamento loro proposto e decidono di tornare indietro, rituffandosi nel vortice dell'inferno da cui avevano tentato di fuggire.
Gli elementi che costituiscono le abitudini e le identità sono davvero difficili da smontare!
Da novembre 2009 le richieste di aiuto al centralino di "Tua e le altre" sono state 150, quasi interamente da parte di donne valtellinesi; se consideriamo che, mediamente, la percentuale di donne che si rivolgono ai centri antiviolenza (nel 2011 sono state circa 2000 le donne ascoltate dai 17 centri della Lombardia) possiamo farci un'idea abbastanza precisa di quante siano le persone maltrattate, anche nel ristretto territorio alpino, e che ogni giorno, magari, incontriamo per strada.

logo tua e le altre
Questo è il motivo per cui "Tua e le altre" si mette a disposizione volentieri e non rinuncia a sollecitare tutti gli attori – istituzionali e non – coinvolti in questi processi ad una integrazione reciproca sempre maggiore, spendendosi totalmente, anche a livello personale dei singoli operatori, "Perché quella della violenza sulle donne è una autentica guerra, subdola, strisciante, che attacca le basi della nostra società, infettando, con il proprio veleno, la psiche e l'esistenza di un gran numero di persone, non ultimi anche i figli minori di queste donne, pertanto non possiamo accontentarci di dare risposte solo parziali, dobbiamo essere certi della completa riuscita, della totale efficacia della nostra azione!" rimarca con un sorriso che non riesce a celare la sua forza d'animo e la sua determinazione, Beatrice Barbetta.

 

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