I legami

Punto di vista dalla finestra

È il tilolo della prima fotografia della storia, nel 1826

di Andrea Basci

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È l’immagine scorta dal suo studio di Le Gres, la prima fotografia di Nicephore Niepce, un chimico che ha passato la sua vita alla ricerca del procedimento esatto per la stabilizzazione di un’immagine su un supporto vista attraverso un obbiettivo.

Parte da lì la storia dei legami chimici che hanno gettato le basi della fotografia moderna,
una rincorsa così veloce che già nel 1888, dopo peripezie alchemiche tra dagherrotipi ed altri artifizi, arriva sul mercato la Kodak N°1, la prima macchina fotografica che utilizza una pellicola avvolgibile, la moderna pellicola fotografica.
L’argento rimane l’elemento chimico protagonista indiscusso. E per fissare in maniera indelebile l’immagine in modo da renderla visibile e stabile, si utilizza un bagno di fissaggio che, legandosi con l’argento bromuro, può essere lavato via lasciando solo quello che la luce ha scritto.
La storia della fotografia è storia sullo studio dei legami. Poi, quando la chimica se ne resta latente e la concentrazione è solo fotografica, l’accento si sposta sulla prima e.
Lì ti leghi alle immagini e nonostante le migliaia di scatti fatti in tanti anni, per quasi ognuno c’è un legame particolare legato all’istante congelato. Legami che accendono profumi, ricordi, emozioni.
Aprono spazi dimenticati ed alcune volte spazi che vorresti subito richiudere.
Ma il legame con certe fotografie è così forte da farmi venire la pelle d’oca ogni volta che le guardo, un po’ come ascoltare ad alto volume Heroes, dove quella splendida, inarrivabile e magica cacofonia non è altro che la musica del mondo arrangiata in maniera virtuosa.

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foto: Ennio Molinari

Spesso lego immagini a musica, entrambe emozioni che si infilano dritte nel cuore e che se ne vanno mano nella mano catalizzandosi l’una con l’altra.
Nessuna fotografia è silenziosa, ognuna ha la sua musica, scritta per amplificare la visione.
Così disegnerei una mostra fotografica: immagini e cuffie da indossare prima di aprire gli occhi, lasciando qualche secondo di silenzio per trovare l’anima fotografica e poi colorarla al suono della musica. Musiche lontane che inumidiscono gli occhi e sono ricordi, affari del passato che ti guardano immobili e suonano adagio. Altri così potenti, assordanti e colorati; i ricordi delle vittorie, delle conquiste di tutti i cieli scalati con fatica fino al settimo. Altri ancora fastidiosi, ingombranti e dissonanti da voler strappare le immagini e tagliare i legami del tempo.
Ogni scatto ti lega, annoda i ricordi e li conserva in un lungo percorso senza interruzioni,
disegnato con cura, non c’è gomma che li cancelli.
Ne fa a volte un quadro che si vorrebbe dimenticare, silenzioso e pesante nella memoria.

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foto: Andrea Basci

Ma le vedute dei paesaggi del mio primo viaggio al nord sono così profondamente legate a Sibelius che basta il maestoso incipit di Finlandia per vedere nella mente quelle fotografie,
senza nemmeno scomodare la vista.
Ad occhi chiusi.
Legami fotografici anche con i profumi che tornano come un’eco salmastra alla vista di istantanee in qualche spiaggia di trent’anni fa.
Musica di onde, profumo di mare e ricordi. È un legame profondo, intrecciato nelle emozioni, colonna sonora e visiva di quello che siamo.

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